Negli ultimi giorni le uscite sul blog si sono diradate, fino a fermarsi. Non avevo intenzione di prendermi una pausa, ma è evidente che ad un certo punto una parte di me ha preso il sopravvento. Quella parte che aveva bisogno di una spinta per ricominciare.
La spinta necessaria me l’ha fornita “Il costruttore di barche” di Daniel Gumbiner. Vedrete nelle note biografiche finali chi è Gumbiner, dove lavori e, di conseguenza con chi sia in contatto e, se vorrete, potrete trarre delle conclusioni di vostra iniziativa, potrete pure rileggere il libro alla luce di quelle informazioni chiedendovi se certi elementi possono aver influito sulla scrittura di Gumbiner e sulla struttura di questo libro. Per quel che mi riguarda ho cercato di allontanare da me tutto quello che poteva essere superfluo e mi sono letto il libro.
Letto in un paio di giorni. Devo dire che il libro di Daniel Gumbiner mi è sembrato scritto proprio perché lo leggessi in questo momento e forse, anche per questo, la lettura mi ha provocato piacere. La trama è molto semplice e lineare. Berg, un ragazzo di città, a seguito di un trauma decide di spostarsi in un paesino in riva al mare che si chiama Talinas. Lì cercherà di sconfiggere la sua dipendenza agli oppiacei regalo indesiderato del trauma cranico che gli provoca feroci mal di testa. Inizialmente si occupa di badare ad una casa mentre la padrona è in viaggio, poi passa a lavorare sulle barche che organizzano charter lungo la costa e, infine, si trova a costruire barche con Alejandro e Uffa.
Ci sono elementi della trama che invitano ad una lettura quasi stereotipata. Il tipo di città che scappa e ricerca se stesso. La dicotomia tra città cattiva e campagna buona. Alejandro visto come santone un filino new age. Eppure, pur se indubbiamente presenti nel corpo del libro, questi elementi non mi hanno mai dato l’impressione che lo scrittore volesse spingere su questi tasti. Mi è sembrato che il livello dello scontro non fosse tra città Vs. campagna, ma tra individualità Vs. comunità. Ed è proprio per caricare di colori questo ultimo elemento che la città di Talinas viene costellata di personaggi minori tutti molto caratteristici. Woody, Pat, Garret, Rebecca, sono personaggi che a volte hanno poche battute eppure restano impressi.
La lotta contro la dipendenza da oppioidi passa anche attraverso la capacità di vivere nel momento. Vivere ciò che si sta facendo, non pensare al prossimo passo, il prossimo passo è fonte d’ansia. Un’ansia che a volte viene inconsapevolmente portata nella vita di Berg da Nell, la sua ragazza. Nell’entra ed esce dalla vita di Berg, se ne va per lunghi periodi per perseguire il suo sogno di cantante, torna e porta con se gli echi della città, di un’altra velocità, di un differente movimento.
Alejandro, in questo quadro, è l’equilibratore, colui che può portare tranquillità nella mente di Berg, ma non è detto che basti.
Come dicevo, la lettura è stata molto piacevole e, in qualche modo, ha rimesso in moto una parte del mio cervello. Mi sembra che Gumbiner sia stato molto bravo a raccontare una piccola cosa personale in modo da farla diventare qualcosa di universale. Certo, non tutti possono andarsene a costruire barche in qualche posto disperso, ma tutti dovrebbero poter conoscere la propria velocità (citazione voluta).
Traduzione di Vincenzo Perna che molti conosceranno per essere la voce italiana di Wendell Berry.
Daniel Gumbiner è nato e cresciuto nella California settentrionale. Si è laureato nel 2011 alla University of California di Berkeley. Editor della rivista «The Believer» e della casa editrice McSweeney’s, Il costruttore di barche è il suo primo romanzo.