Si può scrivere una recensione su un incontro organizzato per presentare un libro?
Probabilmente si può e probabilmente non ha senso. Ma le cose fatte solo perché hanno senso non sono sempre le migliori. A volte è bello anche scrivere qualcosa perché se ne ha voglia.
Su Senzaudio ho deciso che scriverò sempre e solo di libri che mi sono piaciuti, ma gli autori? Nei confronti degli autori non ho nessun obbligo. Per cui mi potrebbe capitare di leggere un libro meraviglioso scritto da una persona odiosa, o viceversa.
Lasciatemi dire che è una soddisfazione fare la recensione di un libro scritto da due autori davvero deliziosi (e non mi viene altro termine migliore).
Venerdì 7 Novembre 2014 – Libreria Marco Polo (Venezia) – Mario Pistacchio e Laura Toffanello presentano “L’estate del cane bambino”.
La giornata non è delle migliori, piove ad intervalli irregolari, minaccia acqua alta dalla mattina, ma il vento gira e di solito, quando il vendo viene da Est arriva Mary Poppins. Oggi invece arrivano Mario Pistacchio e Laura Toffanello a presentare il loro primo libro scritto a quattro mani, “L’estate del cane bambino” edito da Sixtysixand2nd.
La prima cosa che vorrei dire su questa serata riguarda la sua collocazione all’interno del tour promozionale. Venezia arriva molto presto, arriva come quarta data e io credo che la cosa sia molto positiva. E’ positivo il fatto che i due autori non siano ancora stufi di rispondere alle domante (si scherza), ma è soprattutto un valore aggiunto, per noi ascoltatori, poterli vedere mentre stanno iniziando a chiarire nelle loro teste il processo che ha portato alla scrittura del libro. Nei loro intervalli, nel continuo rincorrersi di frasi, nell’abbondanza di contenuti ad ogni risposta si coglie tutta l’esigenza che hanno di tirare fuori da loro stessi quanto ancora è dentro. Mi è parsa palese la voglia di riversare sugli astanti tutta la fatica, il duro lavoro, le “giustificazioni” alle quali hanno pensato per dare solide fondamenta alla loro storia e l’impatto emotivo che “L’estate del cane bambino ha avuto sulle loro esistenze.
Ecco, da questo punto di vista averli visti ancora alle prese con la ricerca di una voce per raccontare il libro agli altri, dopo che per loro stessa ammissione hanno dovuto trovare una voce anche per scriverlo, è stata un’esperienza impagabile. Tra qualche mese probabilmente mi capiterà di vedere un’altra loro presentazione e allora avrò modo di capire se la voce sarà arrivata oppure (e forse chi scrive lo preferirebbe) se l’emotività che indubbiamente sottende a tutto il loro libro continuerà ad avere un posto di rilievo.
La presentazione dura un’ora, un’ora che si trasforma quasi inconsciamente in una chiacchierata tra amici perché quelli che hanno avuto la fortuna di aver già letto “L’estate del cane bambino” non possono che pensare al libro come ad un amico e sentire Pistacchio e Toffanello parlarne con così tanto trasporto rende l’atmosfera molto intima. L’unico problema è che chi non fa parte di questo gruppo di amici rischia di sentirsi raccontate del libro più del previsto, in realtà c’è talmente tanto nel romanzo da non correre il rischio di svelarne troppo contenuto.
Si parla di influenze, di metodi di scrittura (che nel loro caso ha un interesse anche maggiore scrivendo i due a quattro mani), si parla di esperienze passate e di alcune scelte compiute nel romanzo, come quella di dargli esattamente quel tipo di finale. Si parla anche della ricerca fatta nelle zone di Brondolo e a San Servolo per rendere questo romanzo quanto più plausibile e vero possibile.
I due autori, complice la cornice di libri, sembrano a loro agio, ingranano subito, si vede che hanno voglia di fare quello che stanno facendo e che potrebbero andare avanti per altre due ore.
Ora, mi sembra evidente dalla recensione scritta su “L’estate del cane bambino” che consiglio caldamente questo libro e che gli prospetto un successo di vendite importante. Quello che voglio aggiungere alla questione è altro: vi consiglio anche di andare a sentirli raccontare, non ve ne pentirete.
Quello che gli autori non potevano sapere è che io, nel mio piccolo (davvero molto piccolo) mi ispiro a Bangs.