Questa storia la conoscevo già. Ricordarsi dove l’avessi letta o vista è un’impresa in cui non mi cimenterò. Probabilmente l’ho letta in qualche blog sportivo, uno di quegli articoli che non parlano di tattica e si dedicano ad un lato più leggero. Uno di quegli articoli acchiappaclick per intenderci.
Quello che però non conoscevo era cosa ne avrebbe fatto Marco Patrone di questa storia. Di questo personaggio così incredibile da sembrare vero, soprattutto se trasportiamo le sue gesta ai nostri giorni. Sarebbe impossibile per lui farla franca ora che ogni minimo particolare viene analizzato con cura maniacale.
La storia è dunque quella di Carlos Kaiser Henrique Raposo, detto anche “il più grande truffatore della storia del calcio”. Soprannominato Kaiser per la sua somiglianza fisica con Franz Beckenbauer ha avuto una carriare lunga una ventina d’anni senza praticamente giocare mai. Grazie a finti infortuni, scuse varie, risse, Kaiser riusciva a passare da una squadra all’altra senza mai dare prova del suo talento, o meglio, della sua mancanza di talento. Nel libro di Marco Patrone la storia viene raccontata a più voci. C’è quella del narratore principale, un giornalista o come si definisce lui, un nothingwriter che scrive per un giornale sportivo e che sente di avere in mano una storia. Qualcuno gli sussurra all’orecchio dell’esistenza del Kaiser e lui ricorda una serata di parecchi anni prima in cui un amico gli aveva raccontato per filo e per segno la storia di Carlos Henrique. Anche l’amico è un giornalista, un giornalista francese e sarà lui la nostra seconda voce. Grazie ai suoi appunti della serata il nostro narratore scopre delle sfumature che non conosceva. Kaiser è un artista della truffa, uno che prendeva la vita con il sorriso e viveva per la libertà e le donne, ma era anche un calcolatore, uno che sapeva sfruttare le debolezze umane, mai con violenza, ma con furbizia e scaltrezza. Era uno stratega fuori del campo, uno che allenava il tempo libero degli altri giocatori e che offriva loro esattamente ciò di cui avevano bisogno.
Dagli appunti del giornalista francese esce la terza voce, quella del Kaiser. Sarà lui a raccontarci le proprie gesta, con ironia e sarcasmo, con schiettezza e senza mai indorare la pillola.
Patrone racconta una storia che, al di là del suo sembrare incredibile, ha a che fare con l’ambizione e con la manipolazione. Ha a che fare con quella parte di noi che non si rassegna a fare una vita “normale” e forse con tutto quello che riguarda i nostri sogni nel cassetto. Il Kaiser è una figura emblematica, un elemento che può essere copiaincollato in molti altri contesti, non solo in quello calcistico. Mi viene da pensare, ad esempio, come un personaggio come il suo si sarebbe comportato nel campo dell’editoria e non è da escludere che in effetti non ci sia un suo epigono letterario (confesso che un paio di nomi mi sono venuti in mente).
Quella di Carlos Kaiser Henrique Raposo è una storia così assurda da non sembrare vera. Marco Patrone l’ha raccontata a suo modo, mostrandoci non solo che non è assurda, ma che è anche molto più concreta di quanto ci aspettassimo. Perché in fin dei conti, c’è un po’ di Kaiser dentro ognuno di noi. Basta allenarlo.
Marco Patrone si occupa di sviluppo di prodotti bancari, finanziari e assicurativi. Ha però una seconda vita, nella quale si fa chiamare Recensireilmondo e cura l’omonimo blog letterario, tra i più seguiti in Italia. Il suo romanzo d’esordio, Come in una ballata di Tom Petty, è uscito per Transeuropa nel 2015. Un suo racconto è compreso nella raccolta Monaco d’autore, pubblicata per Morellini Editore nel 2016. Il racconto L’estate del Pollo, uscito nel 2016 nella collana L’animale umano di Urban Apnea Editore è stato finalista al Concorso Letterario Zeno, classificandosi secondo.