Titolo | The quiet fan – Il tifoso tranquillo |
Autore | Ian Plenderleith |
Casa editrice | Alcatraz (2020) |
Traduzione | A.Angelini |
Non è affatto facile leggere libri che parlino di calcio con leggerezza, senza spingere troppo sull’epopea o il mito, libri che diano semplicemente l’esatta misura di quello che il calcio dovrebbe essere nella vita di milioni di persone: un hobby che non degeneri in violenza. Ci ha pensato la casa editrice Alcatraz. Una casa editrice che non conoscevo e che nella mia libreria fa un bel debutto.
Come dice Ian Plenderleith, l’autore di “The quiet fan – Il tifoso tranquillo“, anche se il cinema e certi romanzi hanno portato in auge una figura di tifoso completamente dipendente dal calcio, in grado di rovinarsi la vita e di rovinarla anche a chi lo circonda; anche se i media, compresi i giornali sportivi, soprattutto negli anni ’90, hanno dato molto spazio alle tifoserie organizzate e al fenomeno degli Hooligans, la verità è che la maggior parte del tifo è composto da persone normali che hanno un interesse normale per il calcio.
Ian Plenderleith, partendo dall’analisi di alcune partite chiave della sua vita porta avanti questa idea di tifo. Non è necessario essere in tribuna tutte le partite della propria squadra, non sono necessarie trasferte chilometriche sotto la pioggia e la neve; ci si può godere il calcio anche trattandolo per quello che è, un hobby.
“The quiet fan – Il tifoso tranquillo” dà finalmente risalto alla figura del tifoso “normale”, categoria nella quale credo di poter trovare il mio posto a sedere prenotato, e lo fa raccontando la propria vita attraverso i match che lui reputa importanti, non necessariamente le partite che hanno segnato un’epoca, ma quelle in cui, per un motivo e per l’altro, il calcio giocato e la vita di Plenderleith si sono sovrapposti per creare qualcosa di unico, di unico nel panorama personale dell’autore.
Questo è un libro che parla di calcio e credo che qualsiasi tifoso non esagitato lo troverà altamente godibile, a me è successo di recuperare dalla memoria alcuni eventi che avevano il calcio come sfondo: la prima partita di calcio a cui ho assistito nello stadio del mio paese, la prima partita di calcio che ho giocato nello stadio del mio paese, la prima volta che ho visto una partita di serie A e la prima volta che ho visto la Nazionale (per inciso, a Genova, contro la Bosnia, l’unica partita di calcio della Nazionale italiana mai sospesa…io c’ero).
Fatevi trasportare dai ricordi di Plenderleith, mischiateli ai vostri, studiate il suo modo di parlare di calcio, di viverlo…qualche imprecazione contro l’arbitro è inevitabile, ma certe scenate forse, dopo aver letto questo libro, le gradirete di meno.
Traduzione di A. Angelini.
Ian Plenderleith è uno scrittore e giornalista britannico, già autore dei libri For Whom the Ball Rolls e Rock ‘n’ Roll Soccer.
Dopo aver vissuto in Inghilterra, Svizzera e Stati Uniti, scrivendo di calcio per varie testate (The Guardian, The Wall Street Journal, When Saturday Comes e Soccer America), si è stabilito a Francoforte.
Da sempre tifoso del Lincoln City e giocatore a livello amatoriale, da qualche anno si cimenta anche come allenatore e arbitro nelle serie minori tedesche; nel tempo libero, narra le gioie delle vessazioni subite in giacchetta nera nel blog Referee Tales.