Verrebbe quasi da pensare che il bello e il vitale si possono trovare ovunque, anche nei posti peggiori, anche nell’anticamera dell’inferno che è stata Sarajevo durante il conflitto dei Balcani. Quando la città sventrata dava ospitalità all’orrore, ai fiumi di sangue, ai cadaveri senza sepoltura e ad una mucca che prevedeva il futuro.
Il libro di Lorenzo Mazzoni “Il muggito di Sarajevo” è stato una vera sopresa e francamente sono davvero dispiaciuto di non averlo letto prima, magari in uno di quei momenti di crisi in cui tutto sembra già letto. Fortunatamente i libri non hanno scadenza e forse questo è arrivato tra le mie mani al momento giusto.
“Il muggito di Sarajevo” racconta una città martoriata dalla follia umana. Una città messa in ginocchio dal fanatismo religioso. Un palcoscenico in cui all’improvviso è stata messa in scena la crudeltà che l’essere umano può raggiungere. Forse uno dei campi in cui l’uomo sa fare miglior sfoggio della creatività. Attraverso la narrazione seguiamo le vicissitudini di alcuni personaggi, tutti ugualmente importanti. Ivan con la sua ex tabaccheria dilaniata che è diventata un mercato nero. Amira e la sua voce roca mentre strimpella una cigar box guitar. Masne e il Colonnello che l’accompagnano con strumenti di fortuna. Mozambik, irlandese dai capelli rossi che si è reinventato fixer. Abdel che ha lasciato alle spalle un passato di droga per abbracciare la jihad e uccidere l’infedele. Una mucca che muggisce.
Questi sono alcuni dei personaggi presenti ne “Il muggito di Sarajevo”, tutti personaggi carismatici, ben costruiti. Si ha l’impressione di vederli muoversi davanti a noi mentre giriamo le pagine.
Mazzoni ha scritto un libro che è, secondo il mio parere, prima di tutto credibile. Lo studio che ha portato alla stesura definitiva è percebibile in ognuna delle pagine lette. La storia non è calata dall’alto e messa in una location tanto per usare gli effetti speciali e acchiappare facili consensi. Mazzoni calibra molto bene i momenti in cui l’orrore ti stringe l’intestino e quei sorrisi amari di chi non prende più sul serio nemmeno le bombe e i cecchini. Quello che fa è costruire un mondo perfettamente plusibile (purtroppo) e far scontrare al suo interno alcune figure in cerca di una via d’uscita, qualsiasi essa sia.
Una lettura che consiglio caldamente. Un libro che non usa la tragedia per tentare facili trucchi da saltimbanco, ma la sua per delimitare un territorio fisico e umano.
Ah, e poi c’è la mucca.
Lorenzo Mazzoni è nato a Ferrara nel 1974 e ha abitato a Parigi, Hurghada, Londra, Sana’a. Ha pubblicato numerosi romanzi, tra cui Il requiem di Valle secca (Tracce, 2006), Le bestie/Kinshasa Serenade (Momentum Edizioni, 2011), Apologia di uomini inutili (Edizioni La Gru, 2013, Premio Liberi di scrivere Award). È il creatore dell’ispettore ferrarese Pietro Malatesta, protagonista dei noir (illustrati da Andrea Amaducci ed editi da Koi Press) Malatesta, indagini di uno sbirro anarchico, La Trilogia (2011, Premio Liberi di Scrivere Award), La Tremarella (2012, il cui ricavato è andato interamente alle vittime del terremoto in Emilia), Termodistruzione di un koala (2013), Italiani brutta gente (2014). Diversi suoi reportage e racconti sono apparsi sui giornali Il Manifesto, Il Reportage, East Journal, Il reporter e Torno Giovedì- Collabora con Il Fatto Quotidiano. Vive tra Milano e Istanbul.