Si definisce voyeurismo l’atteggiamento e la pratica sessuale di chi, per ottenere l’eccitazione e il piacere sessuale, desidera e ama guardare (oppure spiare di nascosto) persone seminude, nude, intente a spogliarsi, o impegnate in rapporti sessuali con terzi.
Quella carnale è la sponda torbida del voyeurismo tuttavia il primo passo della corsa a qualsiasi forma di piacere consiste in una sguardo che si posa, che segue attento e che vuole avere più di quanto gli sia concesso. Viceversa è indispensabile al raggiungimento di un successo il favore della vista; non a caso, nel rispetto del cliché che lega il compiacimento sessuale a quello culinario, perché piaccia una pietanza deve poter essere mangiata “prima con gli occhi”.
Negli anni dei social network – in cui il racconto per immagini si è fatto forte come non mai rendendo tutte le icone raggiungibili e dunque replicabili – il discorso su voyeurismo si arricchisce e si complica incredibilmente forte di un patto tra vedenti sempre più tacito e pericoloso.
La fotografa americana Gail Albert Halaban ragiona da anni su questo fenomeno e lo fa trasformando in delicatissima arte la perversione che più piace in assoluto: guardare senza essere guardati.