Sandro Rosell non è più il presidente del Barcellona. Si è dimesso in una tarda serata di un gennaio che ha aperto nel peggiore dei modi l’annata della società blaugrana, il simbolo di una nazione dentro una nazione. Cosa rappresenti il Barça per il mondo del calcio è facile da dirsi: la squadra più forte del mondo, quella capace di giocare meglio di tutte le altre, quella più discussa, invidiata, amata, odiata. Més que un club, un esempio di probità, la società dell’Unicef come sponsor. Un’immagine costruita a tavolino che difficilmente resisterà dopo la querelle Neymar, il giocatore brasiliano considerato la nuova gallina d’oro del calcio mondiale. Il Barcellona lo acquista la scorsa estate per 57 milioni di euro (40 al padre, 17 al Santos, perché in Sudamerica i cartellini hanno la multiproprietà), una cifra sorprendentemente bassa. Nei tre anni precedenti, i balugrana si contendono il giocatore con il Real Madrid, ma a fare la differenza è l’accordo che Rosell raggiunge col padre di Neymar.
Una vicenda che sembrava chiusa, si è inaspettatamente riaperta grazie a una denuncia presentata in tribunale contro il presidente blaugrana da Jordi Cases, farmacista della piccola cittadina di Esparreguerra, tifoso e socio del Barcellona. L’accusa è di falsificazione, appropriazione indebita dei fondi della squadra. Il giudice ha accettato la causa e ha chiesto documenti al Barcellona riguardo la trattativa. La notizia esplode. El Mundo Deportivo, giornale catalano, entra in possesso di documenti. Fa quello che è il sale del giornalismo: una inchiesta. E inchioda Rosell incentrandosi su alcuni particolari del contratto di cessione del calciatore, datati nel periodo 2011-2013. Le clausole sono sorprendenti: 2 milioni di euro al padre per la ricerca di altri talenti del Santos, 4 milioni a un destinatario ignoto per contratti pubblicitari, 2,5 milioni a Neymar per i bambini delle favelas di Rio, 17 milioni pagati per non meglio precisati diritti federati, 9 milioni al Santos per disputare due amichevoli, 7,9 per diritto di prelazione riguardo altri giovani calciatore e 10 milioni di altri bonus. Cifre che esulano dal contratto. Anzi, El Mundo viene sorpreso dal fatto che non esista nessun obbligo per Neymar. Pagamenti che non vengono messi a bilancio, somme in nero che servono a nascondere il costo reale dell’affare: 97 milioni.
Rosell si è dimesso senza difendersi sul merito affermando che il giocatore è stato pagato 57 milioni punto. Lo dovrò fare davanti al giudice Pablo Ruiz che questa settimana ha ritenuto il materiale della denuncia fondato. Si chiude così un’era. Forse per la gioia di Johann Cryuff e Pep Guardiola – i due unici e veri miti del barcellonismo -, i nemici dichiarati di Rosell. O per la loro disperazione, perché il Barcellona rischia di vedere la propria immagine completamente offuscata.
PS Ed è lecito chiedersi fino a quando la Fifa consentirà a multinazionali e genitori di possedere percentuale della proprietà dei cartellini.