“…io non mi accontento di nutrirmi della felicità che dai a me. Io voglio che anche tu sia felice.”
La frase che ho scelto per introdurre questa recensione, rappresenta molto di ciò che contiene questo romanzo. Racconta da sola i tanti rapporti umani, le numerose relazioni tra persone che l’autore ha saputo tessere, intrecciare, esaltare, allargare e regalarci.
Sto per raccontarvi “L’oceano oltre la rete”, scritto da Ettore Zanca, persona dalla biografia e dalla bibliografia di grande spessore, giurista e scrittore affermato, ma non solo, che con questo suo lavoro trova casa presso Arkadia Edizioni nella collana SideKar.
Le storie racchiuse in queste pagine si svolgono in questo strano momento storico che è il nostro, tra l’isola di San Vignan e il più vicino continente, in un andirivieni fatto più di sentimenti che di viaggi, sentimenti che ci partecipano i tanti personaggi cui dà vita lo scrittore con estrema attenzione, definendoli uno per uno in modo dettagliato, rispettoso come un artigiano che crea le statuine del presepe. Ettore cesella una ad una le sue figure con estrema delicatezza e le colloca lì, ciascuna dove deve stare, con altrettanta precisione, vicino quel tanto che serve a far star bene le altre. A questo proposito la “rete” del titolo assume sembianze e ruoli diversi, e la rete della relazioni, tra i personaggi, è una di queste.
Due sono i protagonisti principali del romanzo, ma sono certo che vi innamorerete di molti altri attori in campo, perché come ho già detto l’autore sa valorizzare ciascun personaggio così che anche colei o colui che paiono quasi delle comparse, sono in realtà importantissimi. I due che per così dire emergono tra i molti sono David e Antoine, due calciatori professionisti, dal curriculum completamente diverso, e soprattutto dalle storie umane personali distanti anni luce una dall’altra. Le loro vite sono diverse e lontane, ma come si suole dire il mondo è piccolo, e proprio a causa delle loro storie va a finire che i due si ritrovano a giocare un anno nella stessa squadra, di un’isola piccolissima, che si fatica persino a pensare che possa avere uno stadio.
La convivenza all’inizio non è per niente facile, in campo, nello spogliatoio, ma soprattutto fuori, in un paese di pescatori che faticano tutto il giorno, e che non è così aperto come si potrebbe pensare. Le storie personali pesano e si fanno strada col passare dei giorni, reclamano spazio con forza, mettendo addirittura in secondo piano un mondo, quello del calcio, che nella nostra realtà quotidiana ha invece più spazio di temi di vitale importanza, di grandi tragedie, di storie umane che vorrebbero di più la nostra profonda attenzione. Antoine e David hanno anche qualcosa in comune, che paradossalmente è una mancanza, un’assenza, quella del padre, e dentro sé stessi allevano una rabbia potentissima che poi sfogano, David in campo senza grandi danni, e Antoine fuori con grandi danni.
Ricordate la frase iniziale? (Io voglio che anche tu sia felice)
Le donne di questo romanzo sono grandi donne, e potrei fermarmi qui, per evitare luoghi comuni, banali considerazioni, perché è meglio leggere il libro e godere di come lo scrittore racconta il contributo attivo di livello altissimo che ciascuna di loro, Sara, Amaranta e Alma, da all’intreccio di tutto il romanzo, alla vita dei personaggi e della comunità di San Vignan. Io mi sono innamorato di Alma, una persona dalla forza incredibile, sola ma in grado di calamitare le folle, di spronare un esercito, di amare e rimproverare come poche. Stupenda. Libera.
David e Antoine, insieme ai loro compagni di squadra, hanno un compito non facile, soprattutto in un mondo come quello del calcio, che appare colorato, luccicante e rumoroso, ma nasconde anche lati oscuri, cupi e beceri. Ma non preoccupatevi amici lettori, se già il calcio non vi piace, se già legittimamente siete più che stufi di partite ad ogni ora di ogni giorno dell’anno, e quest’anno ci sono pure i mondiali, a cui però l’Italia non parteciperà. Dicevo, non preoccupatevi. Questo è un romanzo bellissimo, a mio parere, sulla vita delle persone, sulle relazioni tra le persone, ed è un romanzo privo dei più diffusi stereotipi calcistici. Gli stessi protagonisti potevano svolgere un qualunque altro lavoro che implicasse l’importanza della collaborazione, dell’aiuto reciproco, del “team building” come dicono quelli bravi.
Non c’è un assassino, non c’è un colpevole, ma il romanzo cresce di intensità pagina dopo pagina, nello svelarsi, grazie all’intensità dei rapporti personali, di scene inaspettate, con tanto di sorpresa finale, importante.
Tuffatevi nell’oceano che c’è oltre la rete. Buona lettura.
“Se la vita ci dà in sorte i parenti, gli amici con il nostro stesso sangue li scegliamo noi”
Claudio Della Pietà
ETTORE ZANCA: Palermitano, classe 1971, laureato in Giurisprudenza, giurista d’impresa, docente di storytelling e di scrittura creativa per ragazzi autistici e pazienti pediatrici, svolge lezioni di legalità nelle
scuole. Appassionato di calcio, è autore di Zupì e gli infedeli, la favola di Don Pino Puglisi e di Vent’anni (vincitore del premio per la legalità “La torre dell’orologio”, 2012). Ha pubblicato il racconto Meglio essere Peter Parker (premio speciale “Fame di Parole” della Società Italiana di Psicologia Sessuologia e Criminologia). Ha inoltre scritto i racconti Oltre la linea bianca, La giostra della memoria (Urban Apnea), Zisa Football Club (CartaCanta) e Stiamo arrivando (Gemma Edizioni). È autore di E vissero tutti feriti e contenti (Ianieri Edizioni, prefazione di Enrico Ruggeri) e di Santa Muerte (Ianieri Edizioni, Premio Presidente della giuria all’Etnabook 2020). Scrive per “la Repubblica – Palermo”, “Stadionews 24”, “Gioco Pulito” (blog de “Il Fatto Quotidiano”) e “City”. Ha collaborato con “Informazione Libera”, “La Valle dei Templi”, “Chizzocute”, “L’Ora”, “Rosalio”, “Giornalettismo”, “Revolver” e “Ingresso Libero”.