Durante l’estate 2006, mentre la nazionale azzura trionfava a Berlino e si portava a casa il quarto titolo mondiale, in Italia, succedeva qualcosa di impensato. La juventus, travolta dallo scandalo denominato Calciopoli (o, se preferite l’altra variante, Moggiopoli) veniva mandata in serie B. Da questo momento una delle tifoserie più grandi del mondo si scindeva. Alcuni, in minor numero, ritenevano che la punizione andasse accettata e che fosse necessario un repulisti generale (come poi avvenne), gli altri, i più battaglieri, ritenevano che la Juventus stesse subendo una punizione per qualcosa che non aveva commesso, o meglio, per un comportamento diffuso che non aveva nulla di illecito.
Anche all’interno di questa corrente si possono trovare i tifosi più verbalmente focosi e quelli più pacati, quelli che la propria opinone ce l’hanno e sanno argomentarla con le parole e non con i mugugni.
Tra questi ultimi c’è un avvocato romano, abbronzato (La Russa dixit) che di nome fa Massimo e di cognome Zampini. Zampini è molto conosciuto all’interno della cerchia di tifosi bianconeri e altrettanto anche nelle altre cerchie limitrofe in quanto partecipa attivamente a trasmissioni sportive su reti locali e collabora ad alcune testate ti matrice juventina come, ad esempio Juventibus.
Zampini però ha anche al suo attivo un certo numero di pubblicazioni che hanno come oggetto la Juventus e il rapporto che il tifoso juventino ha con il resto del mondo sportivo italiano ed, in particolare, con i media. Aldilà della legittima fede calcistica che ognuno di noi può o meno decidere di ostentare, a me, personalmente, Zampini piace.
Piace per la sottile ironia, piace perché non forza mai la mano e piace, soprattutto perché il sottointeso nei suoi libri è sempre uno: facciamoci una risata, stiamo parlando solo di calcio.
Ne “Er go’ de Osvaldo“, che oserei definire il terzo volume di una trilogia che vede ne “Er go’ de Turone” e “Il gol di Muntari” i capitoli precedenti, Zampini non fa altro che raccontare con il suo fare canzonatorio, la cavalcata che ha portato la Juventus a vincere il terzo scudetto dell’era Conte, raggiungendo la ragguardevole cifra di 102 punti. Ed ecco che ci sono capitoli dedicati alla preparazione estiva e all’accoglienza che alcuni giornali dedicavano a Tevez (che non meritava di indossare la maglia che fu di Del Piero) e a Llorente (che forse come calciatore non era un granché e si salvava perché almeno era bello), capitoli che tracciano passo dopo passo la marcia di avvicinamento al tricolore, con sfottò da parte delle altre tifoserie, avvistamenti di complotti, aiutini arbitrali e titoloni di quotidiani sportivi a doppio senso. C’è in “Er go’ de Osvaldo” un po’ tutta la stagione calcistica passata, vista, questo è ovvio, dagli occhi di uno juventino. Io non credo che Zampini pretenda di essere il detentore di una sorta di verità ultima sul sistema calcio italiano, credo semplicemente che abbia l’ambizione di esporre le proprie opinioni senza essere costretto a far gruppo con quelli che alzano la voce di professione (spesso suoi compagni di trasmissione sportiva).
Mi piace pensare che il calcio stesso sarebbe uno sport migliore se il tono utilizzato per discuterne si avvicinasse di più a quello che Zampini propone nei suoi libri. Nulla vieta di appartenere a correnti calcistiche diametralmente opposte, ed è vero che discutere di calcio è quanto di più irrazionale si possa concepire, eppure, il livore e l’astio che si assaporano amaramente il lunedì mattina sono davvero troppo per quello che è, a conti fatti, solo uno sport.
“Er go’ de Osvaldo” è uscito solo in edizione ebook ed è edito da Fandango. Lo scorso anno, Fandango, aveva avuto la bellissima idea di dare voce al tifo calcistico con alcuni brevi testi dichiaratamente di parte. Oltre all’interista #amala, al napoletano #chevisietepersi, al romanista #daje, Zampini partecipava con il suo #sulcampo a tinte bianconere. A chi ha letto #sulcampo farà piacere sapere che il tono canzonatorio ed ironico è sempre lo stesso ed è ormai, a tutti gli effetti, un vero e proprio marchio di fabbrica.
Attualmente il libro, come detto, è uscito solo nella versione digitale, ma non è detto che la Fandango non decida di pubblicarlo anche in cartaceo visti i risultati incoraggianti dei libri precedenti citati in precendenza. Se foste interessati a leggere qualcosa di più sul libro vi segnalo il link Amazon.
Magari vi viene la curiosità di capire perché ha quel prezzo e allora dovreste chiederlo direttamente a Zampini.