Franz Kafka ha scritto sulla condizione umana ciò che nessuna riflessione sociologica e politologica forse potrà mai dire.
Il termine attuale kafkianità appare come il solo denominatore comune di situazioni (sia letterali, sia reali) che nessun’altra parola permetta di cogliere nella sua essenza. Nella kafkianità la cosa più geniale è che si trovano condensate tutte le contraddizioni, tutte le incertezze, tutte le miserie morali del nostro tempo.
L’universo di Kafka è quello di uno scrittore attuale che ha anticipato la negatività della nostra contemporaneità. La kafkianità è il modo di essere con il quale siamo tutti costretti a fare i conti.
Tornano in libreria gli scritti del giovane Franco Fortini dedicati a Franz Kafka. Capoversi su Kafka, pubblicato da Hacca edizioni nella collana Novecento.O, è una riscoperta necessaria. La testimonianza di Fortini è un punto fermo sull’eccezionalità della scrittura del grande scrittore praghese, genio indiscusso della letteratura di tutti i tempi.
In un testo uscito sulla Lettura del 17 gennaio del 1946 Fortini scrive: « Kafka non è né romanziere né poeta che possa diventare popolare. Quel che passa in proverbio di lui è lo schema letterario o la barzelletta. Kafka è un maestro di verità e di vita, di quelli che non consolano, ma incitano come spine nella carne»
Al Kafka scrittore va riconosciuto il merito profetico di aver lucidamente anticipato il tema attuale della negatività del nostro tempo, di aver raccontato meglio di chiunque altro la progressiva concentrazione del potere che tende a divinizzare se stesso,la burocratizzazione dell’attività sociale che trasforma le istituzioni in labirinti interminabili.
Kafka, come pochi, è riuscito a interpretare con tutte le sue condizioni assurde la miseria umana.
In Capoversi su Kafka, pubblicato su Il Politecnico nel 0ttobre del 1947 Fortini scrive: « Egli ha scritto per dei lettori, malgrado la sua ripugnanza alla pubblicazione; e il suo ordine testamentario. Anche la scrittura del diario tende al definitivo di una espressione compiuta. Kafka amava leggere i propri racconti ad una cerchia di familiari o di amici, Ha partecipato della medesima situazione ambivalente, verso il pubblico della sua società, che è degli scrittori della cosiddetta crisi borghese, che non dà segno di finire e alle quale apparteniamo per forza di congegni economici; e per impossibilità di saltare sulle nostre spalle».
Fortini nelle sue note critiche su Franz Kafka individua le parole – chiave della sua scrittura ( colpa, angoscia, assurdo, paura e castigo). Parole che oggi ancora pronunciamo e di cui avvertiamo il peso e lo spavento nella vita di tutti i giorni.
Con Capoversi su Kafka il suo autore vuole dirci che ancora oggi l’autore de Il Processo, Il castello e America è ancora tra di noi e combatte per noi, nel buio, contro i draghi, come fanno i santi.
Franz Kafka si perse nelle lacune dell’Essere. Della sua esplorazione da scrittore ha redatto per noi la spettrale relazione di viaggio. Un viaggio al termine della notte che sembra oggi non avere fine.