Mel Brooks, a mio parere, è un genio. Ma non citerò le sue opere migliori in questo post perché in realtà non si parla di lui. Oddio, verrebbe voglia di scrivere qualcosa di più su “Frankenstein Junior” e magari rendergli giustizia rilevando i motivi per cui meriterebbe di rientrare nella classifica dei migliori dieci film mai girati. Invece parliamo di un’altra opera di Mel Brooks, un opera meno conosciuta ma altrettanto importante.
Maximilian “Max” Brooks. Figlio del geniale Mel e della bella Anne Bancroft e autore di un libro da cui è stato tratto un film di cui avrete sicuramente sentito parlare, visto che ci recitava Brad Pitt.
“World War Z – La guerra mondiale degli Zombie” del 2006 è appunto il libro e, se il film da cui è tratto non dovesse esservi piaciuto, c’è una buona possibilità che invece il libro vi lasci piacevolmente sorpresi.
Non sono un amante del genere Horror, eppure, WWZ mi ha incollato alle sue pagine come non mi capitava da tempo.
La qualità principale del libro di Max Brooks è la capacità di far sembrare tutto terribilmente vero e plausibile. Si inizia la lettura pensando: Bah, ecco un’altra storia di Zombie contro umani in cui gli Zombie sono delle bestie assetate di sangue e gli ultimi sopravvissuti sono degli eroi. Ed invece, dopo poche pagine tutto cambia, inizi a provare compassione per gli Zombie, per il destino crudele che li ha investiti senza che ne avessero colpa. Poi cerchi di razionalizzare la cosa e cercare un motivo per il quale qualcuno viene risparmiato e altri no. Speri che coloro i quali hanno la fortuna di restare umani siano degni di tale premio, speri con forza che se lo siano meritati per qualche strano gioco del karma. Ed invece nulla. Gli umani, a volte, sono bestie peggiori degli Zombie. Non c’è giustizia nemmeno nella tragedia.
Il libro si discosta dal film perché la struttura narrativa utilizzata da Brooks è quella del reportage. La guerra è finita, hanno vinto gli umani. Non c’è stato il classico antidodo alla “Io sono leggenda”, nessuna cura, solo lo sterminio programmato. Un giornalista ripercorre le tappe dell’escalation che ha portato al conflitto raccogliendo le testimonianze delle persone che hanno avuto dei ruoli chiave nella faccenda. Si intervista il medico che per primo ha visto i segni dell’epidemia, i militari che hanno partecipato alle azioni di guerra contro gli Zombie, si intervistano pazzi e criminali, si parla di aziende che hanno sfruttato la paura per far soldi quando ancora il problema non era conosciuto in tutta la sua ampiezza. E si parla di loro, degli Zombie. I vicini di casa, gli insegnanti, i bambini, gli Zombie nuotatori che non potendo morire si aggirano camminando nel fondo dell’oceano in attesa di un segnale di vita. Si analizzano aspetti politici ed economici, la scelta delle armi utilizzate per uccidere i non morti, le questioni di sicurezza interna e soprattutto, è sempre presente fin dall’inizio la costante sensazione di paura. La guerra è finita, ma le operazioni di “bonifica” continueranno per decine di anni. La sicurezza di una vita pacifica non ci sarà mai più. Vi ricordate l’attentato alle torri gemelle del 2001, il presentimento, vedendo e rivedendo quelle immagini, che da quel momento in poi nulla sarebbe stato più al sicuro? Certo, poi le analisi politiche e fantapolitiche si sono accavallate, ma la sensazione di impotenza rimane. Nel libro ogni pagine scritta da Brooks è permeata di quella sottile vena di nostalgia per i tempi che furono e non saranno mai più. Per quando gli uomini abbiano sconfitto gli Zombie nulla tornerà a prima del conflitto, il mondo è cambiato e anche uscire a fare una scampagnata potrebbe metterci davanti ad uno Zombie scampato allo sterminio.
E’ questa la potenza del libro di Brooks, ci mette davanti ad un fatto palesemente finto e lo fa diventare plausibili attraverso i dettagli che solitamente negli altri libri e film vengono lasciati in secondo piano. E’ la cura nei dettagli e la metodologia narrativa a renderlo “vero”. E appena ci accorgiamo che in noi ha fatto breccia l’idea che ciò che stiamo leggendo potrebbe accadere, che magari sta già accadendo, iniziamo a chiederci come ci comporteremmo noi in quei frangenti. Il libro ci ha rapito e ci tiene rinchiusi tra le sue pagine. Ci diamo due possibilità. Di riuscire a sopravvivere agli Zombie e ai ricordi che ci devasteranno l’animo. Oppure, di morire di una buona morte.
World War Z – La guerra mondiale degli Zombie è edito dalla casa editrice Cooper