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Stran(e)0, ma vero? No, questa è l’Italia dell’Atletica

by senzaudio

Meglio della Spagna. Negli altri sport, pagheremmo per esserlo. Come il Qatar, il Botswana, la Finlandia. l’Ungheria. Ventottesima posizione, su trenta, nel medagliere finale. Questo è il magro bottino che l’Italia porta a casa al termine dei Mondiali d’Atletica 2013. L’unica medaglia, d’argento, arriva da Valeria Straneo. Bella storia la sua, quella di una donna che è arrivato al successo dopo aver superato una malattia. Ha lottato, ha vinto. Ha corso una fantastica Maratona. A 36 anni, con due bambini di 7 e 6 anni che l’hanno ammirata da casa. Unknown

E’ stata l’unica gioia. Poi il vuoto. Il nulla. Non è una novità, perché la nostra atletica fa fatica da più di un decennio. Ci sono discipline in cui la Natura ha premiato altri, ha baciato altri lidi. Nella velocità ci è difficile competere. Poi, però, ci sono sport in cui la tecnica risultano imprescindibili. Come la voglia di faticare. Di superare tutti. Desiderio di primeggiare. Senza cercare scuse.

L’atletica, lo sport in generale, significa sacrificio. Basta continuare a fare i paragoni con il calcio. Basta piangersi addosso, sentirsi dei Calimero. I calciatori guadagnano tanto, sopportano pressioni forti, attenzioni morbose. Sempre sotto l’occhio dei riflettori. E’ il nostro sport nazionale, ciò non toglie spazio agli altri. La scherma, decisamente più di nicchia, ci vede ai vertici mondiali. Da sempre. Una tradizione che continuiamo a onorare, generazione dopo generazione.

Niente scuse, quindi. Nessuna giustificazione, da parte dei giornalisti. Bisogna crescere. E lavorare, giorno dopo giorno, sudando più degli altri.

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