Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Spotify, iTunes, Youtube: esiste la musica che ascoltiamo?

Spotify, iTunes, Youtube: esiste la musica che ascoltiamo?

by senzaudio

L’altro giorno chiacchierando con un amico ci si chiedeva se la musica di cui usufruiamo oggi esiste veramente. Mentre parlavamo lui aveva in mano il mio iPod alla ricerca di un pezzo dei Daft Punk.

Non mi capita spesso di parlare di musica, eppure parlare di musica è bellissimo. In passato ne scrivevo. Oggi l’ascolto e basta. L’ascolto mentre scrivo, mentre corro, mentre guido. Ogni volta che posso. Ma l’ultima volta che l’ho “toccata” è stata qualche mese fa, dopo che ho appoggiato un vinile su un giradischi che mi hanno regalato. È stata una sensazione strana, impagabile, che da quasi trentenne non percepivo da molto tempo.

Ho riflettuto sulla frase del mio amico per tutta la sera. Da quando sono entrato in macchina alla ricerca di una componente fisica che contenesse musica – un cd -, fino ad arrivare a casa dove ho subito aperto il lettore dello stereo e ho infilato il primo disco trovato sulla mensola, un vecchio album di Paolo Nutini, credo fosse Rewind.
Quel gesto mi ha quasi messo in pace la coscienza. Dico quasi perché qualche ora dopo ero su Spotify ad ascoltare musica anni ’70 in streaming. Con Spotify hai tutto il catalogo musicale in un click, è tutto lì, in una scatoletta. “Figata” è il pensiero comune, banale sì, ma comune. Io dopo un po’ di scetticismo iniziale ci sono cascato. Ho anche abbandonato iTunes. Ho abbandonato tutto. Adesso ho Spotify, ma non so ancora per quanto.

Cercando di intrufolarmi in tematiche delicate, oggi mi pare di capire che gli artisti musicali si sono adeguati ai tempi. Dopo un breve disagio iniziale hanno ceduto alla Rete, o quantomeno alle nuove regole di mercato. Così direbbero i tecnici. Oggi guardano la classifica di iTunes come prima guardavano la classifica FIMI, guardano i click su Youtube, o i mi piace su Facebook.
In questo “adeguamento” in molti ci vedono un cambio culturale, altri – pochi – la definiscono “una triste piega che porterà la musica a scomparire.”

Leggendo vari blog di musica e diverse opinioni contrastanti, si evince che le due scuole di pensiero – seppur di diversi numeri – tendono a convivere, o quantomeno, ad instaurare una sorta di mondi paralleli che fa sì che la musica (digitale) vada ad un pubblico che ne fa un uso superficiale e poco “rispettoso”, e la musica (analogica) – che poi tanto analogica non è – venga invece sostenuta da chi ha veramente a cuore un’arte che senza il supporto fisico potrebbe morire nel giro di una decina di anni.

La tematica “Musica e Internet” è molto delicata da affrontare, “è una strada che non spunta” direbbe mio nonno, ed io di certo non voglio trovare una risposta. Volevo solo condividere e aprire una riflessione che credo abbia sfiorato chiunque viva di musica, una riflessione che può sembrare banale o illogica, ma che – se approfondita – potrebbe portare spunti interessanti.

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2 comments

Tiziano 24 Ottobre 2013 - 14:41

Riflessione interessante. Io sono un fruitore di spotify e non so come farei senza di lui. Ma compro anche qualche cd a volte, se merita. Credo che la musica continuerà ad esistere finché ci sarà qualcuno che continuerá ad ascoltarla. L’unica cosa che cambierà è il mezzo.

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Martina 24 Ottobre 2013 - 17:18

Io senza il supporto fisico considero la musica di passaggio. Mi spiego meglio;
ho itunes, ascolto brani su youtube (si perché ormai youtube serve anche per ascoltare musica) ma poi quando esce un disco che mi interessa scendo, vado nel negozio di dischi e lo compro. E’ cosi che l’artista continua a fare l’artista, c’è poco da fare. Se Internet rimane un mezzo bene, ma diventa un problema quando diventa alternativa.
Bel pezzo comunque.

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