Il punto è uno ed uno solo e lo scrivo all’inizio, così potete fare a meno di leggere il resto dell’articolo e risparmiate tempo. Stresso pure la cosa utilizzando un termine poco aulico che sono sicuro farà storcere il naso ai puristi della lingua italiana.
A me non me ne frega un cazzo di sapere chi sia Elena Ferrante.
Potrebbe essere, uso il condizionale perché non sono sicuro, che il mio menefreghismo sia da mettere in relazione con il fatto che non ho letto nessuno dei libri scritti dalla scrittrice misteriosa. Se lo avessi fatto la cosa cambierebbe il mio modo di vedere la questione “Indentità Misteriosa”? No, conoscendomi direi di no.
Ho sentito molte voci riguardo la vera identità di Elena Ferrante. Qualcuna di queste voci mette in dubbio perfino che lei sia una lei e che invece, in realtà, sia un lui. Magari è così. Magari viene da Plutone e ha le orecchie verdi (tre). Si dice che sia una che ha già scritto altri libri, si dice che sia la moglie di un editore, che sia Goffredo Fofi, Starnone, Pirandello, Gabriel Garcia Marquez, Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi. Si dice, ma non si sa. Qualcuno sa di sicuro, ma tace. Amen.
Il fatto che tutte le volte che chiedete a qualcuno se sa chi si nasconda dietro al nome di Elena Ferrante non state parlando di letteratura, non state nemmeno facendo un buon servizio alla letteratura. In realtà state parlando, anche inconsciamente, di marketing. State facendo quello che fanno nei telegiornali al giorno d’oggi. Mischiate le cose serie con i servizi sui consumi natalizi e le tette al vento di qualche soubrette. Sia chiaro, c’è spazio anche per le tette, ma non lì. C’è spazio anche per il chiedersi il nome vero della Ferrante, ma non nella letteratura.
Ho incontrato persone che si sono lette tutti i volumi della Ferrante nel tentativo di capire se riuscivano a individuare di chi si trattava, con la terribile arroganza di pensare di conoscere a fondo tutti gli scrittori italiani e di scovare qualche somiglianza di stile rivelatrice.
Marketing dicevo. Vedete, io non riesco a non pensare che ad un certo punto, magari posti di fronte al rifiuto categorico della scrittrice di usare il suo vero nome, quelli di E/O non abbiano pensato di sfruttare la cosa per fini commerciali. Diciamolo, una scrittrice misteriosa vende di più. Subentra nel lettore anche la morbosa curiosità, il voler entrare a piedi pari nel mistero.
Solo che una strategia di marketing del genere fallisce nel momento in cui il libro/ i libri fanno pena. Nel caso Elena Ferrante la qualità dell’opera ha accontentato critici e lettori, valicando i limiti della penisola e arrivando fino a New York. Insomma, la qualità dell’opera puntella anche il marketing.
Ora però vi chiedo una cosa. Quando leggete Elena Ferrante, cosa state facendo veramente? Leggete dei libri che vi piacciono oppure cercate altro? Perché se la risposta che mi date è la seconda allora, fondamentalmente, ancora una volta, non stiamo parlando di letteratura. Siamo nel regno del gossip. Parliamo di un reality show, magari. Se la risposta è la prima siamo ancora nell’ambito della letteratura e quindi sarei costretto a chiedervi: e sapere chi è che scrive quei libri li rende migliori?
Se fosse un uomo a scrivere il ciclo dell’amica geniale cosa ve ne verrebbe in tasca? Fosse Fabio Volo, il tanto vituperato Fabio Volo? E se fosse una persona per la quale provate un odio viscerale? Considerereste ancora quei libri come li consideravate in precedenza? Vi sareste rovinati una lettura piacevole. Non dite di no. Non sareste in grado di scindere l’antipatia per l’autore con l’amore per l’opera. Il vostro cervello andrebbe in crash.
Elena Ferrante vi ha fatto un favore. Sì è tolta di mezzo, ha lasciato sul tavolo i libri che ha scritto. Che siano loro a parlare per lei, come forse è giusto che sia. Ricordatevi come vi siete sentiti quando vi hanno detto la verità su Babbo Natale.
Leggete i libri, non chiedete altro, non fatevi domante.