Paratesto:
Avete presente quelle canzoni che iniziano lentamente, qualche nota seguita dal silenzio, poi piano piano la musica prende il sopravvento e voi passate da uno stato di straneamento iniziale in cui non riuscite a capire dove stia andando a parare l’artista alla comprensione o, almeno, all’interpretazione di quanto state sentendo.
“Gli scienziati” di Marco Roth, per me, funziona esattamente così. Non vi fa entrare immediatamente nel flusso della narrazione, vi chiede pazienza, vi chiede di avere fede, di leggere i frammenti iniziali nella certezza che ad un certo punto sentirete un clik e tutto inizierà a filare via liscio. Il che non significa che la vostra strada sarà in discesa, significa che la salita sarà ancora più ripida, ma almeno saprete quale è la vostra meta.

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Testo:
Gli scienziati sono due. Uno vero e l’altro un po’ meno. Quello vero è Eugene, il padre. Quello che fa finta è Marco, il figlio. Sono costretto a rivelarvi alcuni particolari della trama per poter affrontare una certa analisi.
Eugene è ammalato di Aids, ha gli anni contati. Dice che si è preso l’HIV a causa di una puntura accidentale con un ago infetto. La storia ha anche un senso perché in effetti Eugene è un medico e passerà tutti gli anni che gli rimangono da vivere per conoscere il più possibile la malattia che lo sta uccidendo. Poi Eugene muore. La sorella scrittrice fa uscire un’autobiografia in cui fa intendere che il fratello non si è ammalato a causa di un incidente, bensì perché era omosessuale.
A questo punto entra in campo il secondo scienziato. Marco cerca di rendere giustizia al padre cercando elementi che gli permettano di smentire la versione della zia. Studia la vita del padre allo stesso modo in cui il padre ha studiato la malattia. Viviseziona i rapporti interpersonali, il rapporto con la moglie, gli amici, il lavoro, ma soprattutto la musica e la letteratura.
Marco arriva al punto di rileggere i libri che il padre gli aveva fatto conoscere e leggere per capire se in quei testi ci fossero degli indizi che potessero far pensare che suo padre era omosessuale. La sua diventa un’ossessione. Si prefigge il compito di scrivere una controautobiografia per difendere l’onore del padre perché, dice lui, non ho nulla contro gli omosessuali, ma mio padre non lo era.
Non vi svelo ulteriori elementi per non rovinare la lettura de “Gli Scienziati, un libro che ho trovato toccante e profondo. Un libro che mette in risalto i rapporti padre e figlio e riesce ad andare in profondità per dare luce alle zone d’ombra.
Il quesito che si pone Marco e che lo spinge a cercare la verità sul padre forse è pure un po’ egoistico, ma credo che sia lecito. In sostanza Marco si chiede: sono diventato la persona che sono perché mio padre era fatto in quel modo, ma se mio padre avesse finto, se la persona che sono è il prodotto di una finzione, sono ancora figlio di mio padre?
A voi trarre le conclusioni dopo aver girato l’ultima pagina del libro che vi consiglio di leggere. Sia che siate padri, sia che siate figli.

Coordinate:
Marco Roth è lo scrittore dietro a questo libro speciale, è fondatore della rivista N+1 e suoi contribuiti escono anche per il New York Times, “Gli scienziati” è il suo primo libro.

Marco Roth

Indiana editore è una piccola casa editrice con un catalogo ancora ridotto, ma con enormi potenzialità di espansione. Ho avuto modo di leggere altri due dei loro titoli e, forse sono fortunato io o forse sono bravi loro, ho apprezzato tutti e tre i libri letti.

indiana

Va dato merito inoltre al traduttore Francesco Pacifico di essere riuscito a lavorare su un testo così personale e denso mantenendo inalterata la tensione emotiva che si prova nel vedere Marco alle prese con il passato del padre. Il libro è complesso perché è sempre in bilico tra la ricerca della verità e l’ossesione, è bravo l’autore a renderci partecipi della ricerca interiore, ma è bravo anche il traduttore a renderla fedelmente. Ultima informazione. Se vi fosse sfuggito il nome, Francesco Pacifico, oltre ad essere il traduttore di questo libro è egli stesso uno scrittore molto dotato. Probabilmente è anche per questo motivo che la traduzione di “Gli scienziati” è riuscita così bene, si deve essere creata una sintonia tra i due artisti.

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