Robert Ward – Hollywood Requiem

by Gianluigi Bodi
Robert Ward, Hollywood Requiem, I fuorilegge, The Outlaws,

Robert Ward, un outsider che lavora ai fianchi.

Ho seguito con interesse l’avventura de “I Fuorilegge” nel mondo dell’editoria. In parte perché la maggior parte dei componenti di questa banda sono amici, in parte perché i primi due titoli proposti mi interessavano parecchio. Oltre al libro di Alessio Viola che andrò a leggere a breve, l’accoppiata di conclude con una raccolta di racconti di quella sagoma imprevedibile di Robert Ward. Dal punto di vista letterario avevo già incrociato Ward tra le pagine di “Io sono Red Baker”, un libro che mi ha colpito per la scrittura e per la caratterizzazione dei personaggi. Il Ward in carne ed ossa l’ho invece visto a Torino, in una delle tappe del tour italiano di questo scrittore e ascoltandolo mi sono fatto l’idea che a volte chi scrive i libri è proprio come te lo immagini. Ward è un personaggio dei libri di Ward.

Un po’ di sostanza.

Ma veniamo ad “Hollywood Requiem“. Come dicevo è una raccolta di 4 racconti che raccontano l’America attraverso quello che mi viene da definire un filtro cinematografico. Ward, ovviamente grazia anche al suo lavoro di sceneggiatura, mette in piedi quattro storie che potrebbero essere altrettanti film e che restituiscono un’immagine cruda, cinica e spaventosamente reale di quella che è l’America oggi (ma non solo).

“Ispirazione” racconta la vita di uno sceneggiatore che all’apice del successo viene silurato per un flop. Ward ci narra la sua caduta e i tentativi di risalita, ma soprattutto, con il pretesto di raccontare la storia di un uomo ambizioso sull’orlo dell’abisso ci parla anche del significato dell’arte. La domanda che il protagonista si pone è: cosa saremmo disposti a fare per l’arte?

“Billy si innamora” è un distillato di puro cinismo. Un racconto in cui l’essere malvagio vince e perpetua il suo gioco all’infinito anche nelle situazioni in cui sembra messo spalle al muro. Un ultimo colpo di coda e a noi non resta che pensare che la sconfitta è solo per gli ingenui.

“Una specie di mostro” prende in prestito una delle tematiche care al maestro Stephen King, quella dell’affrontare gli spettri del passato. Soccombere e morire oppure lottare per sopravvivere. Il protagonista, affermato sceneggiatore Hollywoodiano, torna nella sua città natale per far visita alla mamma. Incontra un vecchio amico per cui provava un misto di rispetto e timore, ma soprattutto incontra un incubo del passato, senza sapere che il vero mostro era poco distante da lui.

“Chimica” è un racconto che naviga tra il thriller e si affaccia all’Horror. Un racconto in cui nessun personaggio è positivo e si fatica a comprendere cosa è reale e cosa non lo è. La fine è da brividi.

Concludendo

Una breve raccolta che però è perfettamente autosufficiente. Solo quattro racconti che lasciano la voglia di aver letto qualcosa di più, ma che sono perfettamente amalgamanti tra loro.
La scrittura di Ward è estremamente sincera, diretta, un cazzotto alla bocca dello stomaco. I temi trattati ci fanno pensare che per Ward, o per il suo alterego letterario, la salvezza non sia possibile. Anche usciti dal tunnel, qualcosa si sarà spezzato definitivamente.

Bonus

Il libro è stato tradotto sapientemente da Nicola Manuppelli e pubblicato, con il marchio “Ifuorilegge/TheOutlaws” dalla Compagnia editoriale Aliberti.

Alla prossima, Robert.

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