Sei anni fa avevo delle incrollabili certezze, sedimentate nel tempo e date per immutabili per il resto dell’eternità. La fine della scuola, sebbene nel 2007 intravedessi dietro l’angolo la fine della Università, era annunciata da due eventi che ciclicamente si ripetevano: l’inizio del Giro d’Italia e il via del Festivalbar. Bastava già annusarne l’odore, qualche pubblicità lanciata, che lo striscione “ARRIVO” appariva lì a un passo, gli ultimi sforzi e poi tre mesi di estate.
A giugno e luglio uno degli appuntamenti fissi era quello settimanale cadenzato dalle varie tappe del Festivalbar, la manifestazione canora che riempiva le piazze di’Italia portando in giro il sound delle vacanze. I tormentoni estivi sono nati così, i cantanti andavano in playback spudorato, ma non importava, era estate, avevi voglia di rilassarti, di cazzeggiare e divertirti. Il Festivalbar era intrinsecamente legato al periodo estivo, si portava dietro quella leggerezza, spensieratezza che giugno-luglio-agosto si portano dietro. In tanti, cantanti e gruppi, si sono fatti apprezzare e conoscere girando l’Italia assieme a questo carrozzone voluto e ideato dal patron Salvetti, quando Mtv non esisteva e la musica era demandata esclusivamente alla radio.
C’era poi la tradizionale compilation che raccoglieva i successi dell’edizione, ascoltarla a mese di distanza ti riempiva di nostalgia e aveva lo stesso odore della salsedine. Sapeva di estate. Un sapore che dal 2007 non c’è più, il Festivalbar è stato cancellato, non ha retto il passo dei tempi. Eppure, si sente ancora la necessità di una manifestazione che porti in Italia i principali interpreti musicali dell’estate. Non è solo nostalgia, è qualcosa di più.