Chi l’ha detto che il Mondiale di calcio è solo un appuntamento per soli calciofili? Certo, il pallone è il protagonista principale insieme alle varie nazionali che rappresentano il proprio Paese, ma nel 2014 ogni singolo episodio può essere trasformato in una sorta di occasione per promuovere un prodotto. Non avete capito? Ecco, faccio l’esempio lampante: l’olandese Van Persie segna contro la Spagna grazie a un volo d’angelo per incocciare la sfera? Un’azienda di turismo, che organizza vacanze per famiglie, coppie, anziani, bambini, cani, gatti, usa quel bellissimo gol per lanciare una sua campagna per l’estate 2014. Non siete soddisfatti ancora? Suarez morde Chiellini, con conseguente segno lasciato sulla povera spalla del difensore italiano. Risultato? La Barilla pensa bene di “ricordare” l’eliminazione della nazionale azzurra, mettendo in fila 11 rigatoni sul proprio sito, di cui uno ferito da un morso. Una simpatica e geniale idea che, nell’era dei social network, fa chiamare “instant advertisement” un normale spot.
Ci vuole, però, inventiva a creare uno slogan, una propaganda dal nulla, basandosi solo su un’immagine, su un avvenimento di pochi secondi. Ormai con l’avvento di Facebook, Twitter, Instagram e altri importanti social network, la pubblicità ha abbassato i costi, aumentando però l’interattività con i cittadini di tutto il mondo. Pensate, basta persino un banalissimo hashtag per farsi propaganda senza nemmeno accorgersene, anche quando si tratta di cose negative. In fondo il detto “bene o male purché se ne parli” sta iniziando nuovamente a girare insistentemente anche per chi deve creare una pubblicità. E in questo periodo di crisi, tutto ciò è fondamentale.