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Pedro Lemebel – Folle Affanno – Cronache del contagio

by Gianluigi Bodi
Pedro Lemebel

Credo ci siano pochissimi autori al mondo in grado di trasmettere un simile scoppio di vitalità e, allo stesso tempo, una forte angoscia costante che preme sul petto.
Credo sia impossibile leggere le opere di Pedro Lemebel senza venirne quasi emotivamente sopraffatti. Fino a qualche anno fa ci si poteva confrontare quasi esclusivamente con il suo romanzo più famoso “Ho paura torero” edito da Marcos Y Marcos, ma da un paio d’anni a questa parte Edicola Edizioni ha intrapreso un percorso bellissimo di riscoperta di alcune delle testimonianze che lo scrittore cileno ci ha lasciato.

Mi sento di poter dire che è visibile fin da subito la cura che Edicola sta mettendo nelle opere di Pedro Lemebel. Basta anche solo la copertina per rendersi conto di quando questo autore venga preso in considerazione dall’editore; non solo, se date un’occhiata al catalogo vi renderete conto che anche le precedenti uscite, di Lembel e non, sono trattate con i guanti di velluto.

Folle affanno“, come dicevo, è un libro che provoca reazioni contrastanti. Da un lato è spettacolare il modo con cui Lemebel racconta la vita delle Locas, la loro costante spinta per contrastare la pressione che arriva dall’esterno. Il momento storico testimoniato da Pedro Lemebel è tragico. Da un lato, come se non bastasse già doversi confrontare con i giudizi dei vicini di casa, dei parenti e delle persone che si incrociano per strada, le Locas si sono trovate accerchiate dal fuoco. La dittatura violenta di Pinochet non risparmiava nessuno, tantomeno quello che veniva considerato uno stile di vita inaccettabile, ma quando Pinochet sembrava destinato a diventare un fantasma del passato, ecco che lo spauracchio dell’AIDS diventa il nuovo terrore quotidiano.

Il sottotitolo di questo volume “Cronache del contagio” descrive perfettamente una parte dell’opera di Lemebel. Descrivere come la quotidianità delle Locas sia stata disintegrata dall’arrivo dell’AIDS, ma Lemebel non è uno scrittore qualsiasi, dalla sua penna nascono passaggi meravigliosi in cui l’arrivo della morte viene contrastato dalla furente voglia di vivere delle Locas, dal voler essere sé stesse anche e forse soprattutto nelle ultime ore della loro vita.

Non solo, Lemebel racconta le fughe, l’abbracciare una nuova identità, un’identità scelta e non imposta; racconta una vita che cerca di districarsi nella normalità, che vuole essere lasciata in pace. Lo fa con pennellate di dolcezza, ma anche con un tono crudo che non cerca mai di dipingere un quadro idilliaco, che mette il lettore davanti a un quadro completo e complesso in cui, i soggetti, sono semplici esseri umani che vivono tra alti e bassi, che lottano e sbagliano, come tutti.

“Folle affanno, cronache del contagio” è un’opera che balla tra narrativa e reportage giornalistico fino a sfiorare, in alcuni casi, il saggio e lo studio antropologico dell’essere umano. In ogni caso non è importante come io consideri questo libro, è importante che voi lo leggiate. Quelle di Lemebel sono vere e proprie testimonianze che non è giusto far dissolvere.

Il volume “Folle affanno, cronache del contagio” è stato tradotto da Silvia Falorni.
L’illustrazione di copertina è di Tite Calvo.

Pedro Lemebel nasce nel 1952 in un quartiere popolare di Santiago. Nel 1987 forma, con Francisco Casas, il collettivo Las Yeguas del Apocalipsis, trasformandosi in un mito della scena artistica cilena e nel simbolo internazionale della liberazione sessuale. Dal 1989 pubblica le sue cronache in Cile e all’estero. Nel 1996 conduce il programma Cancioniero di Radio Tierra. Muore all’alba di venerdì 23 gennaio 2015, all’età di 62 anni, lasciando un vuoto incolmabile nella cultura del paese.

Di Pedro Lemebel, Edicola ha pubblicato Di perle e cicatrici e Irraccontabili.
Ho paura toreroBaciami ancora, forestiero e Parlami d’amore sono pubblicati da Marcos y Marcos.

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