E ora panchina

by senzaudio

Quando Silvio Berlusconi si recava a Milanello, con la rituale discesa dal cielo con presidenziale elicottero, per incontrare la squadra, era come se un ciclone si abbattesse sulla squadra rossonera. Riuniva tutti i calciatori, suonava il pianoforte (con Seedorf), raccontava qualche barzelletta, prendeva la parola e iniziava uno di quei discorsi motivazionali, da abile venditore quale resta, per alzare il morale del gruppo. E poi incontrava i giocatori uno per uno. Quello con cui parlava di più era Pippo Inzaghi, lui che era uno dei pochi cui il Presidente telefonava. Chissà magari parlavano di donne, una passione per entrambi.

Prima però c’è il calcio. Pippo ha sempre vissuto per il gol. La sua dolce ossessione. Partecipare alla manovra? Ma va. Prendete il gol ai Mondiali del 2006 con la Repubblica Ceca: ha Barone al suo fianco, basterebbe servirlo per vedere la rete gonfiarsi, ma Inzaghi ha un unico obiettivo: segnare. Dribbling a Cech, (lui che non è certo un fenomeno nel saltare gli avversari) e gol. Gol ai Mondiali. Altro che assist per Barone.

E’ facile raccontare il Pippo Inzaghi calciatore. L’erede di Paolo Rossi. Meno tecnico, più costante, sempre puntuale all’appuntamento con il gol. Pensate al gol in finale di Champions, al primo contro il Liverpool nella finale di Atene: punizione di Pirlo, deviazione dell’attaccante, rete, uno a zero. Anche quello è Inzaghi, uno che il gol lo aveva dentro.

Scaramantico come pochi. I plasmon. Mangiati in abbondanza, come se fosse un bambino, e di ogni confezione ne dovevano restare due. E poi andava di corpo prima di giocare, per la gioia dei suoi compagni.

Modello di atleta. Per tutta la carriera il menù è sempre stato lo stesso: pasta in bianco con un pizzico di sugo di pomodoro e bresaola. A pranzo e a cena. Talebano della alimentazione, perché Pippo sapeva che uno dei segreti per restare al vertice era quello di avere cura del proprio corpo: vietati gli eccessi, spazio solo per le donne e il calcio.

Ora sta iniziando un’altra avventura. Pippo Inzaghi allenatore del Milan. Prima squadra, dopo due anni passati tra Allievi e Primavera. Ha fatto bene (come tanti allenatori), ma il salto nel mondo dei grandi è estremamente più complicato, un triplo salto mortale. I plasmon non basterebbero. In bocca al lupo.

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