Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Onora il babbuino – Michele Dalai

Onora il babbuino – Michele Dalai

by senzaudio

Quando manca poco tempo per la realizzazione dell’ultimo grande colpo, quello che potrebbe cambiare le sorti di una vita intera oppure spezzare per sempre il sogno di sistemarsi definitivamente , e la vita non ti scorre davanti come un flash, è bene ricordare il percorso che ti ha portato fino a quel momento, quell’istante fatidico dove le cose cambieranno per sempre nel bene o nel male.
Cardo lo sa, lui ha vissuto una vita intensa sempre sulla cresta dell’onda. Onda che lui stesso ha creato nel corso della sua esistenza. Sin da bambino ha capito da che parte della legge stare, ha scelto di camminare dalla parte sbagliata, ha deciso di essere un cattivo nonostante suo padre fosse un poliziotto, uno di quelli che meritano rispetto. Cardo è il protagonista di Onora il Babbuino di Michele Dalai (Feltrinelli) e ci racconta una buona parte della sua esistenza, dimostrando che anche i delinquenti hanno una propria morale e che forse è persino più forte di quella degli onesti cittadini. Una filosofia di vita fatta di contrasti netti, di equivoci e soprattutto di interpretazioni. Cardo è religioso, molto. Ha idee chiare su temi forti come omosessualità e immigrazione, le sue considerazioni non sono mai banali e riescono a essere estremamente scorrette ma capaci anche di stupire per l’umanità e a far ridere per la sincerità a volte scomoda. La cornice ideale per le bravate di questo mascalzone d’altri tempi è Torino, una città che cresce e rivoluziona le sue interiora grazie all’arrivo dei meridionali. Cardo nell’aspetto fisico e morale è figlio di un Sud che cerca un riscatto sociale e riesce a trovarlo, non però come avevano pensato i suoi genitori. Nel corso della narrazione il protagonista è allo stesso tempo narratore e trama della sua esistenza, facendo emergere il suo desiderio principale: quello di insegnare cosa sia il rispetto. Se Cardo è il sole, ci sono un’infinità di pianeti che ruoteranno nella sua orbita, dall’enorme leonessa Kira al suo Sergio, stolto ma leale “dipendente”, alla strampalata famiglia, al suo amico d’infanzia e primo compagno di scorribande Davidino fino ad arrivare a Papio, un babbuino che merita rispetto perché è forse un uomo forte e coraggioso come pochi altri.
Michele Dalai utilizza un linguaggio puro, duro e che non ha paura di sembrare anche ignorante, d’altronde Cardo lo è e non ha paura né timore di esserlo, il racconto così riesce ad essere terribilmente vero e veritiero, nonostante le folli avventure e i bizzarri personaggi che riempiono la storia. Si ride, parecchio. Fate attenzione, però, a non farvi sentire da Cardo, altrimenti si incazza.

Michele Dalai è nato a Milano nel 1973. È editore e collabora con diverse testate, con la radio e la televisione. Ha pubblicato il romanzo Le più strepitose cadute della mia vita e il saggio sul gioco del calcio Contro il tiqui taca. Con Feltrinelli, Onora il babbuino (2015).

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Libri e alcol, Top 5 + 1 del 2015 | Senzaudio 22 Dicembre 2015 - 9:47

[…] 1. Puttane assassine, Roberto Bolaño (Adelphi). Da leggere bevendo un Pisco Sour alla cilena ovviamente. Il pisco è un distillato d’uva. Come il libro questo cocktail si beve in fretta, scorre con facilità in gola senza fartene rendere conto, ha un retrogusto dolciastro e asprigno che però ti ubriaca facilmente e solo dopo un po’ che te ne bevi qualche bicchiere ti rendi conto di esserlo. Recensione 2. Una Specie di paradiso, Fabio Guarnaccia (Laurana). Da leggere bevendo un Cosmopolitan. Un cocktail a base di Vodka, Contreau,succo di lime e mirtillo che mischia sapori diversi, provenienti da diverse parti del mondo che formano insieme qualcosa di colorato. Così come la Milano multietnica narrata nel libro di Guarnaccia. Recensione 3. Tutto potrebbe andare molto peggio, Richard Ford (Feltrinelli). Da leggere bevendo un Cocktail Champagne, composto ovviamente da champagne e Brandy. Un drink elegante e frizzante, che si beve gustandosi il sapore del brandy che emerge tra le bollicine dello champagne. Come la scrittura di Ford, elegante ma con un sapore deciso. Recensione 4. L’avvocato canaglia, John Grisham (Mondadori). Da leggere bevendo un Long Island. Cocktail composto da vodka, rum bianco, cointreau e gin più coca-cola. Un drink che nasce durante il proibizionismo americano, così si riusciva a contrabbandare l’alcool come se fosse infuso di the, infatti hanno l’aspetto molto simile. Un cocktail che come il libro è forte, ubriaca in fretta ma si beve con piacere. E che in passato è riuscito a fregare la legge, come il protagonista del romanzo. Recensione. 5. I ragazzi selvaggi, William S. Burroughs (Adelphi). Da leggere bevendo un Bloody Mary. Un drink che ha all’interno vodka, succo di pomodoro e spezie piccanti come il tabasco. Un cocktail dai mille sapori differenti che però riescono ad amalgamarsi bene e lasciano in bocca un sapore unico. Come la scrittura di Burroughs, un’esperienza unica, non semplice ma che sa regalare sfumature uniche. Recensione Fuori da questo elenco, per chi non ama i cocktail e li considera una futile perdita di tempo ma preferisce bersi una birra doppio malto, magari rossa,sorseggiata in un pub in compagnia di amici e amiche, c’è il libro di Michele Dalai, Onora il babbuino (Feltrinelli). Un libro fresco, frizzante il giusto che ci fa divertire con intelligenza. Recensione […]

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