Mario Capello – L’appartamento

by Gianluigi Bodi
Mario Capello

“L’appartamento” di Mario Capello all’interno della collana di narrativa di Tunué diretta da Vanni Santoni ci sta tutto.
Quando diventiamo davvero adulti? Me lo sono chiesto spesso e sono giunto ad una mia conclusione, forse campata in aria. Si diventa adulti quando si riconoscono le responsabilità. Non si diventa adulti quando si ha un figlio, si diventa adulti quando si comprente appieno cosa significa avere un figlio. Possono passare mesi tra una cosa e l’altra, anni magari.
Quando diventa adulto il personaggio del libro di Mario Capello?
Angelo ha un lavoro creativo, lavora con i libri, è un freelance. Sembra che le cose vadano per il verso giusto, ma all’improvviso il suo matrimonio naufraga e moglie e figlio si trasferiscono al paese da cui erano partiti. Quello che succede nella testa di Angelo a questo punto è emblematico. Inizia a riflettere su cosa sia importante e cosa superfluo, su ciò che deve essere moralmente posta in alto alla catena dei valori. Il figlio. Angelo quindi decide di seguire le orme della ex moglie e di tagliare i ponti con l’editoria (non serve fare molto, basta rifiutarsi al telefono ed evitare di rispondere alle email, segno che i rapporti lavorativi sono meno solidi di quello che potremmo pensare). Si trova un lavoro come agente immobiliare, che per quando sia un lavoro che necessita di un minimo di creatività nel descrivere i pregi degli immobili che si vanno a vendere, non è decisamente paragonabile a ciò che faceva prima.

Tutto prosegue lento, inalterato, vicino all’immobilità. Eppure un incontro fortuito con una coppia di anziani in cerca di un appartamento da regalare al figlio in procinto di sposarsi, cambia le prospettive. Cambia il rapporto con la vita che sta vivendo. Il marito della coppia ha molto più segreti di quanto si pensi e un libro di memorie da far leggere.

Ho letto il libro di Mario Capello tutto in una sessione, tutto d’un fiato. E spero di averlo fatto per il motivo giusto. Non sono stato spinto a leggerlo fino alla fine dalla speranza di un colpo di scena, l’ho fatto perché Mario Capello mi ha accompagnato dentro ad un mondo normale in cui il protagonista sarei potuto essere io. Un mondo in cui stiamo tutti cercando una sorta di equilibrio, una guida che ci confermi che stiamo facendo le cose giuste. L’ho letto perché sentivo che dovevo, che la fragilità di Angelo poteva essere mia, che l’incontro con le memorie scritte dall’anziano signore avrebbe potuto cambiare anche la mia di vita.
Poi c’è la questione scrittura. Misurata (ma poi che vuol dire “misurata”? Forse che si capisce a vista d’occhio che Mario Capello fa sul serio quando si tratta di scrivere e non prende in giro nessuno?), discreta, perfetta per accompagnare la storia che viene raccontata. E mentre rileggo queste righe di commento, mi rendo conto ancora di più di quando mi sia piaciuto “L’appartamento”.

Che dire di Tunué? Mah, questi hanno pubblicato per dieci anni Graphic Novel e poi si mettono a fare narrativa e la fanno bene al punto che di 5 titoli pubblicati, i 4 che ho letto mi sono piaciuti (per motivi diversi, ma mi sono piaciuti). Buon compleanno quindi e cento di questi libri.

Mario Capello
È nato a Carmagnola, una cittadina in provincia di Torino, nel 1976. Dopo la laurea e il biennio della Scuola Holden, ha iniziato a lavorare in campo editoriale. Il suo primo romanzo, I fuochi dell’86, è del 2009.

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