Luciano Funetta – Il grido

by Nicola Vacca

Una città alienata, più metafisica che invisibile, abitata da angosce e paure. Tutto ha le sembianze del nulla, non ci sono più mezzi di trasporto e i suoi abitanti si portano addosso un freddo di allucinazioni che sfocia nella follia.

Questo è il contesto duro de Il grido, il secondo romanzo di Luciano Funetta che dopo Dalle rovine, il suo fortunato esordio, torna a raccontare la sua visione distorta e radicale della realtà, aprendo ancora una volta agli incubi e alle allucinazioni.

Funetta scrive un altro complesso romanzo visionario in cui non c’è nessuna distopia ma l’esplorazione di un mondo fantastico deformato: qui lo stile immaginario dell’autore raggiunge vertici alti.

Lena Morse è la protagonista principale di questo mondo parallelo che sta oltre ogni apocalisse. Una donna cresciuta senza poter contare su nessun affetto e si guadagna da vivere facendo l’impiegata in un’impresa delle pulizie.

Nella metropoli, dove la sopravvivenza è diventata la regola, e per le sue strade  desolate si aggirano le tribù dei Dormienti, degli Epilettici e dei Moribondi, Lena cerca risposte sulla sua esistenza incrociando la sua vita anonima e squallida con quella di altri stravaganti personaggi che frequentano il Kraken, un bar malfamato dove si beve birra tra una rissa e l’altra.

Nel caos di questa strana e orribile metropoli, dove tutto è visibile attraverso l’accesso a uno strano e angosciante Portale Municipale, Lena scopre l’orto botanico, che sembra il luogo meno pericoloso di tutta la città. Nell’ orto  la giovane donna in cerca di se stessa fa la conoscenza di strani individui dai nomi altrettanto stravaganti. Insieme a Mircea, Simone, Atomo, Lucillo e Mendel partecipa, sotto l’effetto dell’ hashish, a  delle sessioni in cui si pratica l’oblio ma alla fine si sconfina nella follia.

Non servirà a Lena l’oblio dell’orto botanico a fare dimenticare l’orrore della città fantasma in cui vive. I suoi incubi e le sue ossessioni non troveranno mai pace in questo luogo di caseggiati tristi e grigi in cui si consuma l’insensatezza di quel che resta di un’umanità, ormai degenerata e spacciata.

Nel suo deragliamento esistenziale Lena si sente inseguita da un grido orribile che di quella città con tutte le sue voci inquietanti di dentro è il tragico artefice misterioso.

Luciano Funetta con Il grido ci regala un biglietto per un viaggio nel mondo dell’incubo che diventa letteratura.

Il grido non ci lascerà indifferenti. La scrittura di Luciano disturba, inquieta e soprattutto ci tiene svegli, in compagnia dei nostri incubi peggiori.

Forse anche noi facciamo già parte di una città del genere di cui siamo un’orda smarrita di deambulanti, essendo allo stesso tempo  dormienti, moribondi e epilettici.

Commenti a questo post

Articoli simili

Leave a Comment