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La forza delle immagini: l’uomo albero in Turchia, i racchettoni col morto in spiaggia

by senzaudio

Sanno parlare più delle parole. La dirompente forza comunicativa delle immagini è la ragione per la quale continuiamo a cibarci di fotografie, il cui impatto è più immediato e penetrante rispetto ai tanti discorsi che possono essere fatti. Ci fanno riflettere, perché ci costringono ad avanzare domande e a volerne di più. Prendiamo questa fotografia. UnknownNon c’è bisogno di un fiume di parole: si capisce subito qualcosa che stona. No, non ci sono scuse, anzi quello che si vede dovrebbe indignarci quanto la corruzione di un politico o un omicidio. Ok, la vita continua, ma bisogna fermarsi e portare il rispetto, rispetto per una persona che non c’è più, rispetto in fondo per te stesso. Quello che vediamo in questa fotografia non è purtroppo un caso unico, isolato, ma un fatto che si ripete nel corso dell’estate: è una questione squisitamente d’educazione, una base culturale che a qualcuno manca.

306154_0_1Questa immagine, invece, arriva direttamente dalla Turchia. In quel Paese, stiamo assistendo a una vigorosa protesta delle proteste. Civile, eh. La forza è stata usata dalla polizia su ordine del Governo. Tutto nasce dagli alberi del Gezi Park ed è proprio una questione di radici, quelle di una Nazione con una forte identità che non tollera un potere sempre più autoritario e intollerante, una Turchia che difende la propria cultura dagli attacchi della modernità più spinta. Quest’uomo immortalato in questa immagine, destinata a diventare un simbolo della rivolta, è un giovane coreografo, si chiama Erdem Gunduz e nella giornata di lunedì ha deciso che bisognava fare qualcosa. E’ andato in piazza Taskim, quella della rivolta, ha lasciato in terra il proprio zainetto ed è  rimasto in piedi davanti alla statua di Ataturk, il fondatore della Turchia moderna. Un gesto forte, un uomo che si fa albero per difendere le radici del proprio Paese. E con lui tanti altri uomini-alberi.

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