Paratesto:
Alcune copertine di affascinano fin da subito, anche se all’inizio non ne capisci il motivo, anche se apparentemente ti possono sembrare quasi normali. Eppure qualcosa si infila nel subconscio e cresce mano a mano che procedi con la lettura. Quelle quattro mura che si slanciano verso l’alto diventano di volta in volta un passaggio verso il cielo in cui essere liberi o una prigione. Tutto dipende dal punto in cui sei arrivato a leggere.
Testo:
Ci sono diversi luoghi ne “La Fortezza“. Un castello che diventa una prigione, una prigione che diventa libertà. I destini di due persone si incrociano all’interno di una storia che Jennifer Egan narra con estrema abilità, con evidente maestria tecnica e stilistica. A volerla leggere dal punto di vista della tecnica pura ci si potrebbero perdere notti insonni ad analizzare i continui rimandi tra la storia di Danny e del castello comprato dal cugino Howard e il corso di scrittura creativa tenuto all’interno di un carcere da un’insegnante con un passato burrascoso. Chi racconta la storia? Danny, l’uomo che si è lasciato sfuggire mille occasioni e che è costretto ad accettare l’offerta di lavoro del cugino Howard per sfuggire dalla mafia? O la racconta Ray, dal carcere, dal fondo una prigionia che gli è stata inflitta per un crimine terribile? Che rapporto c’è tra i due cugini e Ray? Oppure Holly si è inventata tutto e il romanzo è suo?
Jennifer Egan fonde le due (ma a ben vedere pure tre) trame in maniera omogenea facendole germogliare una dentro l’altra senza stacchi eccessivi. Il canovaccio regge per tutta la durata del libro e anche la chiusa finale con il disvelamente completo dei ruoli giocati da ognuno dei personaggi non risulta distante dal resto del libro. Anzi, il cappello finale da un conclusione degna, si tirano i fili, si scopre la trama ultima, colei che in qualche modo regge i giochi fin dall’inizio, una narratrice apparentemente esterna ma che, per quanto ne sappiamo, potrebbe aver inciso sull’andamento del narrato.
“La fortezza” è un romanzo dalle tinte gotiche, una goccia di acqua ghiacciata che scorre lungo la schiena. Mette a disagio, fa si che il lettore sia costretto a chiedersi sempre quale sia il grado di realtà di ciò che sta leggendo. In fin dei conti la storia raccontata da Ray pare essere un puro esercizio letterario, una sorta di fuga mentale dalle sbarre della prigione in cui si trova. Poi però veniamo a capire che dietro c’è altro, che la storia che racconta coinvolge persone realmente esistite nell’universo di Ray. Eppure, lentamente, il lato sovrannaturale prende il sopravvento, ne è la prova la connessione tra Danny e la piscina putrida, ne sono la prova le visioni di Danny, il suo rapporto con la baronessa autorinchiusasi nel mastio.
La Egan ha poi il pregio di rendere anche il castello un personaggio come gli altri. La presenza ingombrate del suo passato, il suo coinvolgimento fisico nel destino di Danny e, infine, il richiamo che porta a sé l’insegnante di scrittura del carcere e che fornisce una quadratura al cerchio.
Avrei mille motivi per consigliarvi questa lettura. A chi piace la tecnica, la padronanza dell’arte dello scrivere questo libro non può che piacere. Chi ama le storie in cui reale e fantastico si intrecciano ne sarà soddisfatto, chi ha una preferenza per i romanzi gotici lo troverà a sé affine e chi, semplicemente, ama la buona letteratura, avrà aggiunto un altro libro ai piacevoli ricordi.
Coordinate:
Minimum Fax è da sempre attenta alle nuove tendenze letterarie americane. Un lavoro di ricerca che negli anni ha ormai permesso alla casa editrice di avere una voce inconfondibile nel panorama editoriale italiano. Con Jennifer Egan hanno portato nella loro scuderia un’autrice di grande talento che viene salutata da più parti come una delle rivelazioni della narrativa americana contemporanea. Al fianco della riscoperta di alcuni classici dimenticati come Carver, Barth, Barthelme e Yates, Minimum Fax ha portato al grande pubblico la Egan, Lethem, David Foster Wallace e Saunders.
Jennifer Egan (Chicago, 1962) è autrice di una raccolta di racconti e di quatro romanzi, fra cui Guardami (minimum fax 2012) e Il tempo è un bastardo (minimum fax 2011), con cui ha vinto il Premio Pulitzer per la Letteratura e il National Book Critics Circle Award. Il suo sito internet è www.jenniferegan.com.
Io a Martina Testa voglio bene. Non me la sento nemmeno di farle dei complimenti perché sarebbe quasi come fare dei complimenti ai Beatles per aver fatto musica. Se dovessi spulciare la mia libreria per controllare quanti dei libri da lei tradotti sono finiti nella stretta cerchia dei miei preferiti credo che ne troverei parecchi. Di recente la Testa si è separata dai tipi di Minimum Fax per quel che riguarda la parte di lavoro editoriale, mentre, da quel poco che ho capito, la collaborazione come traduttrice continua. Dice lei che così potrà dedicare più tempo a quello che ama fare e a noi, in fin dei conti, va benissimo anche così.