La morte questa conosciuta.
E’ dovuto morire Kent Haruf per riportarci ad Holt ancora una volta. E quando ha saputo a cosa stava andando incontro ha deciso di raccontare una storia d’amore e di morte. Una storia che in qualche modo raccontasse la sua storia e quella della moglie Cathy.
Addie e Louis sono due personaggi soli. Hanno raggiunto una certa età. Le persone che hanno provato ad amare non ci sono più. I figli sono distanti, ma più che distanti sono distaccati. Ruotano come satelliti attorno ad un sole che si sta spegnendo.
Le loro vite sono composte anche di morte. Quella che si sono lasciati alle spalle e quella che li aspetta tra le sue braccia più avanti nel cammino. Prima che sia troppo tardi Addie decide che è ora di smetterla di sentirsi soli. Non è mai troppo tardi per prendere in mano le redini della vita.
“Le nostre anime di notte“, la notte di Holt tranquilla e placida sopra le loro teste, quasi un’anticamera del sonno eterno e lì, sdraitati su un letto, Addie e Louis si accolgono l’un l’altra, si abbandonano. La notte che inizialmente fa paura e che sembra lunga e dolorosa, diventa all’improvviso un porto sicuro nel quale prendere consapevolezza di se stessi. Diventa il luogo ideale per un amore puro e tenero.
Un amore osteggiato da un personaggio meschiono. Non se ne vedono poi molti di personaggi meschini a Holt. Forse la morte che preannuncia il suo arrivo. Ma nonostante i tentativi di bloccare la relazione tra Addie e Louis, le parole che li legano troveranno il modo di raggiungerli.
Non possiamo non leggere “Le nostre anime di notte” senza chiederci cosa ne sarebbe stato di questo libro se Kent Haruf avesse avuto più tempo. Probabilmente sarebbe stato meno essenziale, i dialoghi sarebbero stati più lunghi e articolati e magari le descrizioni dei luoghi avrebbero avuto un respiro più ampio. Sicuramente l’essenza, il nocciolo duro che costituisce questo libro non sarebbe cambiato. Quell’urgenza finale, quell’aumentare di ritmo per arrivare alla fine nemmeno il tempo ce lo avrebbe portatato via.
Il tempo è dunque uno degli elementi da tenere in considerazione mentre si legge questo libro, ma il tempo è anche un personaggio de “Le nostre anime di notte”. Quando Addie si dice pronta a condividere la notte con Louie “prima che sia troppo tardi”, quanto il piccolo Jamie chiede a Louis, a proposito dei topi “li rivedremo ancora?”, quando la vecchia Ruth finisce il suo di tempo.
Pecco di presunzione nel voler appiccicare significati a quanto scritto dagli altri, ma in certi casi non posso farne a meno. Il fatto è che Kent Haruf sembra aver descritto quello che per lui è il significato della morte. Sembra aver detto a sua moglie: guarda amore mio, anche se Addie e Louis hanno dovuto affrontare Gene (la morte), anche se questo scontro sembrava aver separato le loro anime, alla fine, dopo la morte, dopo Gene, si sono ritrovati. Le nostre anime di notte si ricongiungeranno.
Piccola aggiunta finale. Ma quanto delicata è la traduzione di Fabio Cremonesi? E quanto dolce è la cover scelta da NNeditore?