“Possiamo interrompere?”. Poi mi fissa cercando un cenno di assenso. Annuisco. “Certo senza nessun problema” e lo guardo con aria interrogativa. ” Sa a quest’ora prendo sempre un tè caldo, e odio rompere l’ortodossia” alza la testa e scruta la sala alla ricerca di un cameriere. Finalmente lo trova. Lo fa venire al tavolo ed ordina, dunque ritorna ad infilare i suoi occhi nei miei. ” La mia ricerca filosofica si è sempre dovuta arrestare di fronte al più possente tra tutti i misteri: l’essere umano. Egli ha un mondo di cui è egemone, di cui potrebbe essere persino il legislatore, eppure non è mai pago. Esso non lo sazia, ed infatti l’essere umano profonde tutte le sue energie, lavora alacremente pur di affrancarsi dalla dimensione in cui è dominatore incontrastato per gettarsi in un mare in tempesta perpetua in cui è sopraffatto dai tumulti”. “Non dissimilmente da un colombo che pretende di volare oltre l’aria che gli permette il volo stesso” dico lasciando lo sguardo a mezz’aria come ad osservare la frase appena proferita. “Vedo che ha letto i miei lavori” “qualche riga, al massimo qualche paragrafo” sorride, sorrido anche io di rimando. Il cameriere ci interrompe. Lo serve con estrema reverenza e lui lo ricambia con una smorfia a metà tra il divertito e il cortese. Sorseggia il tè. “Riprenda pure” ” se non è un problema gradirei affrontare il tema morale ed in particolare porle il quesito che sintetizza tutta la questione etica: l’uomo necessita di un padrone?” “Vede come lei stesso ha asserito e compreso siamo di fronte ad una questione assolutamente dirimente e complessa, che tuttavia è in eludibile al fine di una riflessione filosofica ampia e complessa. Di certo l’uomo è debole e sospinto verso l’egoismo e dunque ha una necessità assoluta di un soggetto che gli segni la strada da seguire. Tale ruolo può essere assolto da un terzo e dunque da un signore o da un despota, oppure da un istanza intrinseca alla coscienza, e in tal caso siamo di fronte all’imperativo assoluto, il quale si configura come un monito intrinseco e perpetuo. Il discriminante è lo sviluppo intellettivo del singolo. Se egli si giace ancora nello stato di minorità avrà bisogno di un signore, altrimenti potrà farsi guidare dall’imperativo assoluto” ” e qual’è la natura di cotale imperativo, voglio dire appartiene alla sfera umana oppure la trascende?” Mi guarda, con un’espressione strana un ghigno al limite tra il beffardo e lo sconsolato ” Lei ha centrato il punto, il problema è che non lo potremo mai sapere. Di certo è un’istanza intrinseca alla coscienza ma di più non ci è dato conoscere”. Ha finito il te. “Grazie mille professore, è stato illuminante” “si figuri, grazie a lei, ora vado se non le dispiace. Ceno tutti i giorni alle sei e mezza e non mi sembra il caso di ritardare” si alza ed esce ed io lo fisso mentre si immerge in un tiepido tramonto tedesco.
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La storia dei 47 ronin – G.Soulié de Morant
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