Giro giro tondo, casca il mondo.
Overkill – Colin Hay
Inertia creeps – Massive Attack
When I am small – Phantogram
Child is my name – Kemopetrol
Quelli che ho elencato qui sopra sono solo alcuni esempi di Inloop. Vedete, io non so di preciso se qualcuno ha già, prima di oggi, utilizzato questa espressione. E, siccome sono pigro e sono comunque un figlio dell’era pre Google, non ho voluto googlare questo termine, sia appunto per pigrizia, che per potermi cullare di avere inventato una parola che farà tendenza.
Inloop per me sono quelle canzoni che entrano nella testa di una persona e vi dimorano per un periodo breve, ma intenso. Badate bene, non si tratta di volgari tormentoni alla portata di tutti, ma di canzoni espressamente dirette a voi. Talmente dirette a voi che vi sembra che l’autore del testo avesse proprio voi in mente quando l’ha scritto. Nel corso degli anni mi è capitato molte volte di finire dentro un Inloop e la sensazione è sempre la stessa, un innamoramento focoso che brucia come una fiamma intensa e poi si spegne. Una serie infinita di ascolti e riascolti martellante, fino a farvi credere di aver incontrato la canzone perfetta, fino a farvi imparare a memoria il testo della canzone anche in tempi in cui l’inglese non sapevate nemmeno dove stesse di casa. E succede proprio come per la fidanzatina per cui avete perso la testa, non vedete l’ora di presentarla a tutti i vostri amici, esigente da loro che provino lo stesso sentimento incondizionato che provate voi e siete disposti anche a litigare per far valere le vostre ragioni. Non lo dite in giro, ma avete perso delle amicizie per una canzone che non è entrata nel cuore degli altri allo stesso modo in cui è entrata nel vostro.
Poi, ad un certo punto, proprio come è arrivato, l’Inloop se ne va, lasciandovi un senso di malinconia strisciante pronto ad essere riempito dal vostro prossimo personale Inloop. Vi sentite un po’ più vuoti, ma anche pronti a tuffarvi nella vostra nuova canzone Inloop, proprio come nelle storie d’amore.
