Il pianeta tossico – Giancarlo Sturloni

by Gianluigi Bodi

Se non lo aveste già capito dalla copertina (del grandissimo Maurizio Ceccato), quello che mi è capitato tra le mani è un libro che definire “pesante” potrebbe essere riduttivo. Badate bene, non pesante in quanto di difficile lettura, anzi, la lettura va vie veloce senza nemmeno accorgersene. Il fatto è che “Il pianeta tossico” di Giancarlo Sturloni tratta un argomento davvero molto critico. A volerlo sintetizzare con un pizzico di superficialità potremmo dire che “Il pianeta tossico” ci racconta perché siamo già estinti e ancora non ce ne siamo resi conto. Argomento tosto, dunque, reso ancora più tosto dal fatto che per Sturloni la speranza di cavarcela anche stavolta sia vana. Ovviamente, uno se la cava se c’è la volontà di farlo, ma quando anche le più alte istituzioni, quelle preposte alla salvaguardia del destino dell’essere umano si ostinano a percorrere una strada pericolosa, allora qualcosa non quadra.
Sturino racconta impietoso i passi compiuti dall’uomo su questa strada che conduce all’estinzione. Racconta di specie animali decimate, di orologi metaforici che sono a tre secondi dalla mezzanotte, di valori dell’atmosfera sballati e di come i segnali fossero a conoscenza degli studiosi da almeno un paio di centinaia d’anni.
La cosa che mi ha più colpito è proprio questa. L’uomo (beh, forse alcuni uomini illuminati) ha sempre saputo quali rischi si correvano cavalcando l’onda del progresso tecnologico. Eppure ha sempre ignorato questi indizi, nell’arrogante pensiero di poter dire: ci penseranno quelli che arriveranno dopo di noi. Ora noi stiamo già erodendo le risorse delle future generazioni e tra qualche anno serviranno due pianeti per sfamare la popolazione terrestre. Come la mettiamo?
Mentre leggevo questo saggio mi si stringeva lo stomaco. Ho un figlio piccolo. Io ad un certo punto non ci sarò più (buon per lui), ma lui vorrà farsi una famiglia, vorrà avere dei figli e conoscerà cosa significa amare qualcuno più di te stesso. Come possiamo continuare a pensare che l’amore sia sostenibile?

Probabilmente Sturloni non aveva in mente questo quando si accingeva a scrivere “Il pianeta tossico”, ma mi sembra che contestualizzare aiuti a renderci conto di cosa succederà in un futuro ormai prossimo. Non si tratta più di demandare i problemi alle generazioni che vivranno fra duecento anni. Le generazioni che dovranno affrontare il disastro sono già tra noi.

Nata da poco Piano B Edizioni ha un catalogo che da un lato da spazio agli scrittori contemporanei e dall’altro si da alla riscoperta dei classici (Mark Twain tra gli altri). Il progetto grafico è curato molto bene da Maurizio Ceccato e Ifix e i libri sono di ottima fattura. Si potrebbe pensare che una piccola casa editrice cerchi ad ogni costo di risparmiare sulle materie prime, non è sempre così. “Il pianeta tossico” è bello da tenere in mano, anche senza leggerlo. Complimenti a questa nuova realtà editoriali a cui auguriamo una lunghissima vita. Vi consigliamo di passare qualche minuto sul loro sito internet e dare un’occhiata alle pubblicazioni, troverete davvero delle cose meravigliose. “Il pianeta tossico” è uscito nella collana Zeitgeist nella quale troverete altri cose interessantissime. Tutte da leggere con un groppo alla gola.

Giancarlo Sturloni definito dall’editore.

Cintura nera in comunicazione della scienza, si occupa di formazione e consulenza in campo scientifico, sanitario e ambientale. Collabora con la Rai e scrive per l’Espresso, curando anche il blog d’autore Toxic Garden sui rischi ambientali. Insegna Comunicazione del rischio all’Università degli Studi di Udine e Governance e cittadinanza scientifica alla SISSA di Trieste. È autore di diversi libri tra cui Le mele di Chernobyl sono buone. Mezzo secolo di rischio tecnologico (Sironi, 2006). Con Daniela Minerva ha curato il volume Di cosa parliamo quando parliamo di medicina (Codice, 2007). Nel cassetto ha una laurea in fisica, un master in comunicazione della scienza e un dottorato in scienza e società.

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