Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Holden & company. Peripezie di letteratura americana da J.D. Salinger a Kent Haruf di Luca Pantarotto, recensione

Holden & company. Peripezie di letteratura americana da J.D. Salinger a Kent Haruf di Luca Pantarotto, recensione

by senzaudio
Luca Pantarotto

Avevo fatto in tempo a beccare gli ultimi colpi di coda di quel bellissimo blog che era Holden & company (da cui il libro prende il nome), andato online fra il 2013 e il 2015, e oggi praticamente non più rintracciabile dopo che il gestore – all’epoca anonimo – ne aveva decretato concluso il ciclo vitale. Il blog si occupava di letteratura americana (ovviamente), e si muoveva secondo i gusti del Pantarotto, il non più anonimo recensore virtuale e che ora si occupa di social media manager per – non è casuale – una delle più lanciate case editrici nel campo della narrativa statunitese, NN Edizioni.

Questo libro non è una mera raccolta di articoli originariamente apparsi sul blog, tant’è vero che una parte è stata scritta appositamente per l’occasione ma è un vero e proprio viaggio iniziatico nei meandri di una letteratura che tutti pensano di conoscere, e che invece riserva numerose sorprese e dimenticanze che riaffiorano, come tesori nel deserto, grazie all’attenzione certosina dell’autore e alla sua voglia di infilare strade più o meno battute. Nel preambolo Luca Pantarotto spiega che il filo rosso comune a tutti i capitoli del libro è una domanda: a cosa serve la letteratura?

E le risposte vanno cercate in alcune degli autori citati qui: sono varie, curiose, più o meno inaspettate. Gli autori citati, da Salinger a David Foster Wallace a Chabon vengono sviscerati attraverso nuove proposte di interpretazione, che aderiscono o vorrebbero aderire al canone del Grande Romanzo Americano: ci viene spiegato perché ci riescono (Salinger o King) o meno (Meyer), ma viene sempre tenuto presente che tutti loro – anche figure evanescenti o dimenticate come Paul Bowles o “l’altro “Burroughs” – ci offrono comunque uno spicchio di quella visione composita dell’Universo Mondo che troviamo sempre nella letteratura.

E quello che sta veramente a cuore a Luca Pantarotto, nelle sue riflessioni acute e sempre compenetranti, è riportarci alla dimensione primigenia del “racconto”, del “raccontare” e trovare lì il piacere ultimo del rapporto con le parole e le storie, che hanno sempre nutrito il nostro animo, fin dagli albori dell’umanità.

E in questo senso va declinato l’altro vocabolo fondamentale della silloge pantarottiana, “intrattenimento”, da intendersi non più come termine dispregiativo ma addirittura autentico significato dello scrivere. Parlando di ciò che intende Chabon per intrattenimento, Pantarotto ce ne offre la sua idea, con cui è difficile non essere d’accordo:

 

Dal “tendersi dell’orecchio interiore al ritmo e alle modulazioni di una bella prosa” alle avventure nel Rio delle Amazzoni, ai “frattali di motivi e metafore in Nabokov e in Sandman di Neil Gaiman” fino ai Guermantes di Proust, i più riusciti meccanismi narrativi o le più celebri opere letterarie riescono ad adattarsi perfettamente alle maglie di un’idea di intrattenimento che si dimostra facilmente ben più ampia di qualsiasi pregiudizio. E nessuna scricchiolante distinzione teorica fra lettura e Letteratura è in grado di reggere all’evidenza di fondo: quella che vede proprio nell’intrattenimento l’unica via possibile per stabilire un legame tra scrittore e lettore.


Luca Pantarotto (1980) è nato a Tortona e lavora a Milano, dove si occupa della comunicazione digitale di NN Editore. Bibliofilo incallito, compra molti più libri di quanti possa sperare di leggerne. Scrive articoli e recensioni per Minima & Moralia e Critica Letteraria.

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