Henry James – La casa natale

by Gianluigi Bodi
Henry James

Dice Ricardo Piglia a proposito delle novelle di Ernesto Sabato, ma in realtà ne estrapola un discorso più generale, che la novella si fonda su un’assenza di informazioni. Informazioni che il lettore non possiede e che non è detto debba possedere. Questa assenza, questo vuoto, deve essere riempito con il lavoro di immaginazione del lettore stesso e non è affatto scontato che, al termine della novella, ci sia una rivelazione finale.

Queste parole mi sono risuonate con forza mentre leggevo “La casa natale” di Henry James, un testo pubblicato nel corso del 2022 dall’editore Spartaco di cui in passato credo di aver letto quasi esclusivamente narrativa italiana.

Questa edizione de “La casa natale” fa parte della collana diretta da Alessio Bottone e ha la traduzione e curatela di Sergio Perosa. Queste informazioni vi servano da coordinate, ma sia chiaro fin d’ora che il lavoro fatto su quest’opera è davvero notevole.

La storia narra di una coppia, marito e moglie, a cui all’improvviso viene offerto un lavoro che, si badi bene, non offre una remunerazione tanto diversa da quella che giò hanno, ma offre il prestigio enorme: quello di fare da guardiani e guide nella casa natale di “Lui”. Chi sia questo lui non ci è dato saperlo, anche se nella parte finale del libro, tra le appendici, c’è un rimando diretto all’ispirazione da cui è tratta l’opera di Henry James e che qui non nominerò per non rovinarvi l’assenza.

I giorni passano sereni per lungo tempo fino a che Morris Gedge inizia ad avere delle perplessità. Qual è la natura di questi dubbi? Prima di tutto Gedge si interroga su quanto è stato istruito a dire, si interroga sulla narrazione che deve portare avanti giorno dopo giorno e si chiede se non sia tutto un enorme e ben oliato spettacolo. Gedge però tende a tenere per sé queste domande perchè “Loro” vogliono che le cose siano condotte così. Non appena Gedge dà sfogo a ciò che ha nel cuore ottiene subito un richiamo dalle alte sfere, sfere che aleggiano sopra la sua testa come una minaccia. La stessa moglie sembra non essere in sintonia con lui. Preferisce mantenere in vita lo “spettacolo” così come le è stato chiesto da “Loro” perché sia resa grazia a “Lui”.

Chi è “Lui” e chi sono “Loro” in fin dei conti non ha alcuna importanza, ciò che è importante in questo libro è il meccanismo che scaturisce dalla mente di Morris Gedge, la progressiva presa di coscienza che lo porta a non pensarsi più come un umile uomo con un umile lavoro, ma lo fa salire di rango, gli fa credere di essere importante perché parte di qualcosa di più grande di lui. Il bello di questa novella sta proprio nel percorso che fanno i personaggi, nel loro svelarsi ai nostri occhi.

Chiudo dicendo che l’apparato critico a corredo de “La casa natale” è davvero degno di nota. Come dicevo la curatela è di Sergio Perosa, l’introduzione è davvero fantastica. Io l’ho letta dopo aver concluso il libro per non rischiare di rovinarmi il testo, ma è una mia abitudine.

Se vi piace Henry James, se vi piacciono i classici, se vi piace la buona letteratura, se amate i misteri che rimangono tali fino in fondo e se ciò che cercate nella letteratura non sono i colpi di scena ma la vita dei personaggi allora “La casa natale” fa proprio per voi.

Sergio Perosa è tra i massimi esperti dell’opera di Henry James, di cui ha curato fra l’altro l’edizione dei Meridiani Mondadori dei Romanzi brevi (1985, 1990), e di quella di Shakespeare, di cui ha condiretto l’opera omnia per Garzanti (1993-2000). Professore emerito all’Università Ca’ Foscari di Venezia e collaboratore del “Corriere della Sera” dal 1969. Tra i suoi ultimi lavori: Studies in Henry James (2013, 2015), Il Veneto di Shakespeare (2018), Veneto, Stati Uniti e le rotte del mondo. Una memoria (2016, ediz. inglese 2020).

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