Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Giorni strani (da Jim Morrison in avanti)

Giorni strani (da Jim Morrison in avanti)

by senzaudio

di Luca Fausto Momblano.

Occhi strani riempiono stanze strane. Gli occhi sembrano quelli di Tommaso e Livio da giovani. Ma non sono più loro. Erano fratelli, una volta. Condividevano le loro passioni. I corpi invece adesso sono confusi anche se trattengono ancora l’illusione di sapere sempre cosa fare. Una cosa oggi e una anche domani. Questa e quella. Questa prima e quella dopo. Tutt’apposto. E poi invece si rimane soli. Due diviso due. Uno. “Non c’è più il mare di una volta”, bofonchia Tommaso. Quando si nuotava fino a toccar la Luna, pensa Livio. Ballano sì e no due anni. La gente è strana quando si è estranei. Questa convinzione trasuda da tutto ciò che c’è intorno. Trasuda dai muri. Mobili non ce ne sono più. Il rubinetto è chiuso. Quando si è estranei ci si fissa i capelli. Quando si è strani non ci si guarda con gli occhi. E quando la musica è finita, si spegne la luce. E’ un gesto che azzera tutto. C’è il sentore che tutto poi possa ritornare come una volta. Come nulla fosse. E invece anche quelli dopo sono ancora giorni strani. Si respira in stanze strane. Si parla con gente strana. Stranieri. Marinai consumati. “Nineteen-sixty-seven”. Wow. E che, uno slogan? Era il tempo del tempo che cambiava? No. C’erano ragazze perse allora e ci sono oggi. Ragazze strane. Ragazze anche tristi. Gente che ama due volte. Senza fratelli. Gente strana. Frasi strane. Giorni strani. Ma sempre più o meno gli stessi. La vita è la cosa più minimale che ci sia. Come un asciugamano bagnato lasciato sotto il sole della California. Alla fine brucia. Come Tommaso e come Livio. Brucia strano.

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