Negli ultimi mesi Italo Svevo Edizioni ha fatto un balzo in avanti scalando parecchie posizioni nella mia personale classifica di qualità delle case editrici italiane. Dal punto di vista dei riconoscimenti (Premi e critica) direi che il picco è stato raggiunto con “Le isole di Norman” di Veronica Galletta, ma questa è solo la punta dell’iceberg.
Io ho letto, verso la fine del 2020, “Resti” di Gianni Agostinelli e non ho dubbi quando dico che è stato uno dei libri migliori letti lo scorso anno.
La storia raccontata da “Resti” è ambientata nella tanto bistrattata provincia. Un territorio multiforme, spesso disomogeneo che ha peculiarità proprie che cambiano da un chilometro all’altro. Non tutta la provincia è provincia allo stesso modo. Agostinelli racconta la vita di tre ragazzi che si sono trovati a crescere a pochi metri di distanza, che hanno un seme comune e che pur scegliendo di percorrere strade diverse alla fine si ritrovano, di nuovo, a condividere lo stesso spazio. In questo senso, l’idea che si trae da questo libro è che la provincia ha tentacoli dai quali è difficile sfuggire, alcuni dei quali sono invisibili.
Massimo, Leo e Alceste sono frutto di questa provincia crudele. Con rabbia, supponenza, a volte anche con l’umiltà di chi desidera solamente lavorare, cercando di elevarsi dalla massa, di sfuggire al destino dei propri genitori che loro vedono come una sconfitta, come una morte arrivata prima della morte vera e propria.
Quella che racconta Gianni Agostinelli è una storia che parla di destino, della volontà di combatterlo e della sconfitta finale.
Il libro mi è piaciuto sia per lo stile, molto asciutto, molto diretto, lontano dai fronzoli che appesantiscono – uno stile che in un certo senso sembra ricalcare l’anima stessa della provincia e che, mentre leggiamo, ci indirizza già verso l’unica fine plausibile – sia per la la storia raccontata a che crudele e non fa sconti. Una storia che non prova mai a consolarci, non premia alcun vincitore, ma si sofferma sui vinti e che dà una lettura della provincia molto precisa, svelando che anche in quelle zone in cui l’occhio non si poggia, si nasconde il male e la disperazione.
Gianni Agostinelli è nato a Panicale nel 1978. È autore di racconti pubblicati su riviste e antologie. Il suo primo romanzo Perché non sono un sasso (Del Vecchio, 2015) è stato finalista della XXVII edizione del Premio Calvino.