Felipe Polleri – Germania, Germania!

by Gianluigi Bodi
Felipe Polleri, Germania Germania!

Quando “Gli Eccentrici” lo scorso anno hanno indetto una campagna crowfounding per poter pubblicare “Germania, Germania!” di Felipe Polleri non ho esitato un attimo a aderire. Il mio è stato un contributo simbolico, e alla fine, anche se non è stata raggiunta la soglia desiderata, la volontà di uno sparuto gruppo di amanti della letteratura, ha fatto sì che questo libro venisse alla luce.
Cosa sapevo di Polleri? Nulla. Cosa sapevo di “Germania, Germania!“? Molto poco, qualche informazione estrapolata da recensioni in spagnolo provenienti dal web. Eppure avevo la netta sensazione che aiutare a far nascere questo libro fosse una cosa giusta.
Dopo poco meno di un anno sono qui a parlarvi di questo libro nato con l’aiuto dei lettori.

Ora, tanto per cominciare, vi potrei dire che “Germania, Germania!” non ha una trama e ha mille trame, ha tre protagonisti o forse ne ha uno solo o magari ne ha centinaia. Il fatto è che leggere “Germania, Germania!” di Felipe Polleri significa tuffarsi a piedi uniti nel mare dell’assurdo. Significa perdersi e ritrovarsi ad ogni pagina, che dico, ad ogni riga.

Sulla falsariga di Lautréamont il buon Polleri si sbizzarrisce in una storia che apparentemente non ha ne capo ne coda, e che in realtà pare mettere in segna, da un lato la sostanza di cui è fatto il male e dall’altra la disgregazione della personalità nell’epoca moderna.
Il libro è diviso in tre parti e ha tre protagonisti di diverse nazioni. Christopher è l’inglese, Persifal è il tedesco e Antoine è il francese. La linea che li unisce è quella della pazzia. Uno di loro si reputa uno scrittore che alla fine si vergogna di ciò che ha scritto perché sa che ogni cosa che esce dalla sua penna viene modificata dai poteri forti. Uno ha delle macchine innestate nel cervello, la macchina dell’angoscia, ad esempio. Christopher è sposato o forse no e ha dei figli, ma non si sa bene quanti e se sono vivi o morti e se lui sia o meno un serial killer di bambini.
Leggere “Germania, Germania!” significa smettere di cercare ciò che è vero e ciò che è fonte di pazzia per lasciarsi accompagnare in un labirinto che non ha via d’uscita e nemmeno una via d’ingresso. Soprattutto però i personaggi messi in piedi da Felipe Polleri sembrano rifugiarsi in un mondo alternativo spinti dallo schifo che provano per quella che viene generalmente chiamata realtà.

Da notare la postfazione di Loris Tassi, che è anche il traduttore, in cui viene spiegato molto bene il contesto in cui si inserisce l’opera di Polleri all’interno del panorama letterario uruguaiano. Consiglio di leggerla tassativamente alla fine e di non sbirciare. Ogni pezzo finirà nel posto che gli compete.

 

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