Leggo Come un animale, secondo romanzo di Filippo Nicosia, e subito penso a Cane di paglia di Sam Peckinpah (a sua volta tratto dal romanzo The siege of trencher’s farm di Gordon M. Williams). Oddio, penso a Pechikinpah, ma pure a un sacco di altre cose, e pure a quel Cormac Mccarthy che l’autore fa citare esplicitamente ai suoi personaggi. Ma in verità in questo bellissimo romanzo c’è un sacco di materiale stratificato. Insomma, lo stile è lucido e scorrevole, all’insegna di un realismo lirico molto efficace, la trama fila e le fondamenta sono molto ben piantate. Il risultato è una storia che va avanti al suo ritmo, né lento né caotico, e a poco a poco finisce col travolgerti.

C’è la desolazione, in queste pagine, e la solitudine, l’amore e la sua perdita, la rinascita. E c’è pure, a fare da sfondo, un intero universo ai confini della legge, il far west all’italiana che molti fingono di ignorare, dove comandano i più forti e prepotenti e gli altri stanno sotto, passano una vita intera sperando di non intralciare mai il cammino di uno di questi lupi e dei loro branchi.

Come un animale è un romanzo che si legge alla velocità della luce e che, man mano che la storia si sviluppa, non vorresti che finisse, vorresti anzi che ti portasse con sé ancora un po’, a esplorare le vite disastrate di Yuri e del suo coraggioso, disperato professore, Andrea, e persino di quel satanasso del padre di Yuri, villain riuscitissimo e nefasto. Come un animale è una boccata d’aria fresca per chiunque fosse in cerca di una bella storia. Da leggere assolutamente quest’estate. “Regola numero uno: bastano cinque minuti per conoscere qualcosa. Regola numero due: non bastano cinquant’anni per conoscere qualcosa”, scrive Filippo Nicosia. Aggiungo immodestamente la regola numero tre: la letteratura contemporanea è una figata incredibile.

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