Come cresce Nutini

by senzaudio

Quanta strada che ha fatto, il ragazzo. Artista a tutto tondo, un po’ malinconico, un po’ sempre il solito Paolo Nutini, è venuto a coccolare il forum per 2 ore.

Crescita canora, di presenza, artistica a tutto tondo. Dall’arena di Milano nel 2010 di acqua sotto ai ponti ne è passata, nonostante a Milano l’acqua, stavolta sopra ai ponti, ha rischiato di rovinare la festa e ha fatto arrivare tutti in ritardo. Molti sono entrati nel palazzetto mentre Scream, già cominciata, accendeva un forum quasi al completo. Intro senza difficoltà, Let Me Down Easy, la versione super funk di Coming up easy  e i riarrangiamenti duri e rock di Alloway Grove e Jenny Don’t Be Hasty / New Shoes.

E’ la voce prima di tutto a colpire perchè riesce a spaziare tra lo sporco e british che lo ha reso tanto famoso, il calmo e struggente, l’arrabbiato e graffiante. Rispetto ai primi album le sonorità sono un po’ cambiate, sono più serie e mature come in Looking For Something, dedicata alla mamma, ma soprattutto in Better Man.

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Per questo il paragone più facile che mi viene in mente è quello con i Jazzisti, nel modo di accarezzare le basi e catalizzare l’attenzione sulla voce. Ecco forse un Jazzista prestato alla musica moderna. Anche il palco, fatto apposta per concentrare tutto su Paolo gioca un buon ruolo. Il mega schermo dietro alterna fantastici effetti sfumati ad altri tutti colorati e si esalta insieme a lui sulle canzoni che è l’artista stesso a sentire in maniera più forte. Ecco quindi che Someone Like You, dedicata alla mamma, Diana, One Day, Cherry Blossom, Pencil Full Of Lead (con Paolo tra il pubblico a far cantare qualcuno delle prime file) e No Other Way ci accompagnano alla perla dell’ultimo album. Iron Sky chiude la parte centrale del concerto: nota di merito, alla canzone, al testo, alle immagini e alla voce di Charlie Chaplin ne Il Grande Dittatore per 5 minuti da brividi.

La band, i The Vipers, e Nutini tornano dopo una piccola pausa per l’ultima parte con Tricks Of The Trade, la cover di Time To Pretend (MGMT) e un’alternative version di Candy, anche questa azzeccatissima.

Lasciato solo sul palco e chitarra in mano, non manca di fare il tributo alla nostra musica italiana, stavolta con Guarda che luna di Fred Buscaglione, invece che Caruso come l’altra volta, prima del finale tutti assieme per Last Request. Forum che apprezza e non manca di dimostrarlo con grandi applausi e urla eccitate di donne e ragazze la cui settimana iniziata con Lenny Kravitz non si può di certo dire fallimentare.

Ora.. non farci aspettare 4 anni per la prossima data.

@emilianopicco

ps: Stavolta le foto sono mie. spero apprezziate lo sforzo 🙂

 

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