Come si manifesta la storia che vuoi scrivere?
Solitamente c’è un particolare della quotidianità che si impone su tutti gli altri e da esso
cominciano a nascere sensazioni che danno il via a storie e intrecci. Può succedere quando
sono in coda alle casse di un supermercato intanto che osservo il carrello di chi è vicino a
me e che dice tantissimo della vita di chi li riempie. Oppure può capitare in una stazione
dove si incontrano persone diversissime e un paio di pantaloni sgualciti, un cappotto della
misura sbagliata o un set di valige di marca si associano a coloro che ne sono padroni e si
uniscono ad altri particolari per tratteggiare situazioni e realtà sulle quali poi
l’immaginazione comincia a costruire. Insomma, ciò che sento la necessità di raccontare
nasce sempre dall’incontro empatico con gli altri e dalla volontà di guardare al prossimo
dedicando attenzione e rispetto anche quando non è facile. Dalla paura e dal giudizio che
ovviamente non riesco sempre a evitare, in me purtroppo non nasce nulla. Quindi temo di
poter dire che le storie si manifestano in me solo quando decido di essere una persona
aperta e molto coraggiosa.
E dopo che il primo seme è stato piantato che fai? Sinossi, schemi, scalette, ne parli con
qualcuno? Come funziona il tuo processo di scrittura?
Il mio processo di scrittura è completamente folle e istintivo. Nessuna sinossi, nessuno
schema o scaletta. Non solo, non parlo della storia con nessuno e non per una questione di
privacy. È solo che l’impressione è che la storia si dipani da sola man mano che scrivo e
non ho la benché minima idea di dove vada a parare. Questo è un metodo assolutamente
poco produttivo ed estremamente rischioso perché si può finire con facilità contro un
muro di mattoni oltre il quale la storia non riesce più a svilupparsi. In realtà dev’esserci
inconsciamente una qualche forma di tenuta razionale che muove le fila della storia e della
scrittura, ma la mia testa matta per qualche motivo a me ignoto preferisce sentirsi
spettatrice di un processo che sembra autogenerarsi. Con il tempo la parte razionale e
inconscia accumula e fa tesoro dell’esperienza e dà al processo creativo una struttura più
solida, ma ho capito che devo anche lasciare andare ogni spiegazione e scrivere in questo
tipo di bolla un po’ surreale nella quale sembra che i personaggi prendano il controllo e
facciano tutto da soli. Il risultato è che per avere una storia decente devo procedere per
riscritture complete. Nella prima gioco a essere pura spettatrice, nelle successive sistemo e
risistemo con l’utilizzo dei ferri del mestiere. Ma è un metodo folle, sia chiaro. Nulla di
efficiente da un punto di vista produttivo e strategico.
Come legge uno scrittore?
Non so come leggano gli scrittori in generale. Posso dirti come leggo io e come lo faccio da
una vita intera. Leggo di tutto, voracemente, senza preclusioni di sorta. Non ho attenzioni
privilegiate su generi specifici, ma nemmeno sulla sola narrativa per adulti. Leggo
saggistica, leggo racconti, leggo fumetti, leggo libri per ragazzi, per bambini, mi incanto
sugli albi illustrati e la forma magica che viene dall’accostare parole e immagini per creare
nuove alchimie.
E leggo libri belli (passami questo termine sempliciotto) e leggo anche a volte libri più
scadenti e che hanno però avuto un grande successo con i lettori perché voglio capire i
meccanismi alla base di movimenti emotivi importanti. Un libro scritto con un linguaggio
non originale o nobile infatti può essere in ogni caso costruito in maniera tale da
funzionare perfettamente rispetto al suo scopo ed è molto interessante chiedersi quali
tasti sia riuscito a toccare per creare emozioni e piacere di lettura in un alto numero di persone.
Non è un discorso strategico che voglio applicare per avere successo o seguire dei
trend di vendita: è che penso che la comprensione dei fenomeni debba passare da un
ascolto non giudicante e che da esso possano nascere declinazioni proprie per comunicare
questioni umane che si erano sottovalutate o proprio non viste. Insomma, leggo di tutto
con curiosità e tanta voglia di imparare, con la coscienza che sono e sempre sarò più una
lettrice che una scrittrice. E se ci si pensa, questo è meraviglioso perché c’è un universo di
produzioni di storie in mille forme che è lì che ci aspetta e nutre i nostri sogni e le nostre
speranze. Se posso dare un mio piccolo apporto bene, ma se così non fosse l’oceano delle
storie è sempre lì ad accogliermi e a permettermi di volare.
Quale argomento insegneresti per primo in un corso di scrittura?
Come ho scritto ho un metodo folle e che ho deciso di accettare com’è pagandone il prezzo
in termini di fatica, ma scegliendo di non volerlo addomesticare perché di fatto mi piace e
mi sta bene addosso visto che sono e resto una creatura piuttosto sfasata. Quindi non mi
sento la persona più indicata a dare un metodo visto che non lo ho. Però, so che mi ripeto,
penso che sia fondamentale che chi vuole scrivere legga tanto e di tutto. C’è poco tempo?
Bene, se bisogna scegliere fra scrivere e leggere, vi dico leggete. Leggere non è solo
un’attività qualsiasi, un passatempo. Leggere è costruire sé stessi e quindi anche i
cantastorie che si è e si diventa. Si può leggere per amore della lettura, si può leggere per
analizzare e apprendere, si può leggere per capire come si strutturano storie simili a quelle
che vorremmo raccontare noi. Si può leggere per nutrire la nostra capacità di immaginare
spesso appiattita dal quotidiano. Si può leggere perché il mondo nel quale stiamo è orribile
e ne esistono altre migliaia che nelle storie prendono forma e ci insegnano a progettare e
sperare in futuri alternativi. Quindi non sarei mai in grado di insegnare in un corso di
scrittura, a meno che non mi venga assegnata la materia un po’ stramba del “ come fare a
leggere leggere e leggere in ogni occasione e più che si può”.
Sarah Savioli nasce nel 1974 in Sardegna. Dopo la laurea in Scienze naturali, consegue un master in Scienze forensi e uno in Chimica analitica e per più di dieci anni lavora come perito tecnico-scientifico forense. Per Feltrinelli ha pubblicato i romanzi gialli Gli insospettabili (2020), Il testimone chiave (2021), La banda dei colpevoli (2022) e I selvatici (2023), e nella collana “Feltrinelli Kids” Tutto cambia! (2021, con le illustrazioni di Kalina Muhova), il giallo Delitto alla Tesla Academy (2023) e l’albo Che botta! (2024, con le illustrazioni di Jessica Antonini).