Se tra il 27 e il 29 Marzo 2015 non avete nessun impegno a Milano ci sarà la prima fiera dell’editoria indipendente.
Se tra il 27 e il 29 Marzo 2015 avete impegni, spostateli e fate una visita alla prima fiera dell’editoria indipendente.
Bookpride Milano 2015 è appunto la prima fiere dall’editoria indipendente (e questo mi sembra di averlo già detto) autofinanziata da chi la fa. Quindi, i soldi per organizzare questo evento li hanno tirati fuori gli editori stessi. Ora, è facile capire quanto gli editori credano a questa manifestazione se hanno deciso di rischiare di tasca propria. Nel mercato editoriale attuale, per le case editrici indipendenti sborsare anche poche centinaia di euro è un puro investimento. Quindi un rischio d’impresa.
La fiera non ha biglietto di ingresso e offre al pubblico un ricco programma di eventi, articolato in tavole rotonde, performance, lezioni e atelier professionali. Tutta la programmazione ruota attorno a un fulcro tematico, che per il 2015 è la differenza.
La lista degli editori è lunghissima. Anche tra gli editori indipendenti non si farà fatica a notare quelli che hanno la casa editrice in uno scantinato e quelli che invece dispongono di mezzi più ampi. Ma la cosa non ha importanza. Ho conosciuto nell’ultimo anno persone che fanno questo mestiere e a prescindere dalla grandezza della loro casa editrice ho sempre sentito la passione per il lavoro che erano chiamati a fare.
La sopravvivenza delle case editrici indipendenti passa anche dall’organizzazione di questi eventi. Al Salone internazionale del libro di Torino 2014 la disposizione degli stand era progettatata in modo da dare ampia visibilità agli editori più grandi. Visibilità che è superflua se si considera che chi va al Salone va a visitare Mondadori pure se la piazzano vicino ai bagni. I piccoli editori erano sparpagliati nella periferia. Quasi a ridosso delle uscite di sicurezza (anche senza quasi). Una disposizione di questo tipo è figlia del costo che uno stand ha. Ovviamente Einaudi può permettersi gli spazi migliori perché ha soldi da investire. Le piccole realtà devono accontentarsi delle briciole.
Il progetto Book Pride mira a salvaguardare la “bibliodiversità”, cioè della preziosa varietà delle produzioni culturali, messa sempre di più a rischio dall’azione dei grandi gruppi editoriali. (dal sito)
Ben venga quindi una fiera “autogestita”. La speranza è che questo spazio nuovo venga recepito dal pubblico come uno spazio di scoperta. Bookpride 2015 è l’occasione per scoprire un mondo letterario che spesso viene soffocato dall’esuberanza dei grandi editori. Sappiate che se non siete pratici di editoria indipendente entrando a Bookpride c’è il rischio che le vostre abitudini di lettura cambino per sempre.
Ci sono però alcune domande che mi pongo. Perché si è scelto l’autofinanziamento? Perché non sono arrivati fondi pubblici? Forse perché l’idea di Bookpride è quella di essere completamente indipendente? Come mai si è scelta Milano? Aldilà della salvaguardia della bibliodifersità, cosa si aspettano gli editori da questa tre giorni di libri?
Vi consiglio di dare un’occhiata al sito dell’evento. Vi troverete tante informazioni utili.
P.S. Bookpride è ad entrata gratuita.
www.bookpride.it
22 comments
Bookpride Milano 2015 – Indipendente a chi?: Se tra il 27 e il 29 Marzo 2015 non avete nessun impegno a Milano ci… http://t.co/kpiqY4HbrI
figata… ma dove sarà? e come si può partecipare
Frigoriferi Milanesi. Non so altro. Partecipare in che senso?
è una fiera e ci saranno gli espositori e i visitatori ma nel sito non mi pare si parli mai dei visitatori… ci sarà una biglietteria? si comprano online come se fa?
visitatori ingresso gratuito
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a fiera non ha biglietto di ingresso e offre al pubblico un ricco programma di eventi, articolato in tavole rotonde, performance, lezioni e atelier professionali. Tutta la programmazione ruota attorno a un fulcro tematico, che per il 2015 è la differenza.
ok faccia sapere quando mettono online il programma perché sarò lì in zona
ok
@bookpridemilano http://t.co/e0zTjql4t3
Abbiamo valutato anche noi l’idea di partecipare ma il costo dello stand è decisamente troppo alto per una manifestazione alla prima edizione e senza una storia. Inoltre non capisco perché non avere sponsor né pubblici né privati debba essere un merito se poi ci si rifà sugli editori.
Sarebbe meglio trovare dei buoni sponsor e renderla gratuita per gli editori, che possono candidarsi ma vengono selezionati in base alla qualità.
E’ vero che il Salone di Torino ha i suoi difetti ed è caro, ma è una manifestazione di portata internazionale e per quanto ci riguarda va sempre meglio ogni anno. Questo nonostante la crisi.
Carlotta, nessuno meglio di voi può valutare se partecipare o meno a questa fiera. Non conosco il costo per lo stand ed immagino che non siano pochi i soldi chiesti. Organizzare un evento del genere deve costare parecchio.
Per quello che riguarda la mancanza di sponsor io l’ho vista come un segnale di indipendenza dal potere economico (passami l’espressione da vecchia politica). Per contro potrebbe anche essere che nessuno abbia voluto mettere i soldi su una fiera al primo anno.
Ultima cosa, mi fa piacere che a voi il Salone di Torino vada sempre meglio. In mezzo a quel caos si fa fatica ad orientarsi. Voi, se non ricordo male, avevate anche una buona posizione. Spero sia sempre così e che vi vada sempre meglio.
Sì, sia chiaro, a Torino abbiamo quello che noi gente di cultura chiamiamo ‘culo stratosferico’. E inoltre facciamo gruppo con altri tre editori quindi siamo più visibili. Altrimenti con uno stendino nell’angolo, come dici tu, anche ciao.
Poi auguro agli organizzatori che vada tutto bene e che la manifestazione si faccia notare. Anche perché so che bella gatta da pelare sia organizzare una fiera.
Uno era Intermezzi, l’altro non me lo ricordo proprio.
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