Scendere nell’arena non è facile, certo non ci sono leoni pronti a sbranarti o gladiatori sul punto di tagliarti la gola per guadagnarli la libertà, ma se l’arena di cui parlo è quella dell’editoria italiana lasciatemi pensare che entrare a farne parte non deve essere una passeggiata di salute.

NNEditore è un nuovo marchio editoriale appena venuto alla luce di cui non so molto. So solo (e per quello che mi riguarda può bastare) che hanno pubblicato già alcuni volumi di ottima qualità. A me è capitato di leggere il volume che da il titolo a questo post. “Benedizione” di Kent Haruf. Ora, l’unico difetto che ho riscontrato in questo scrittore da me prima di oggi ignorato, è quello di aver deciso di tirare le cuoia prima che potessi dirgli grazie.
Andiamo per punti.
Mi arriva il libro, apro la busta e penso a quale genialità ci sia nell’aver incastonato la N di NNeditore nell’immagine di copertina. Mi faccio un giro sul loro sito e mi rendo subito conto che nella presentazione dei volumi, degli autori e anche dei traduttori, quelli di NNeditoresono partiti alla grande. Hanno saltato a grandi passi tutte le fasi dell’esperienza e si comportano come se pubblicassero libri da sempre.
Inizio a leggere il libro, perché in fin dei conti, uno che parla di libri li deve anche leggere, mica si può permettere di tenerli solo in mano. Leggo e mi faccio rapire dalle parole di Haruf, da una scrittura che replica perfettamente i campi di grano mossi dalla brezza. I tramonti vissuti sulle sedie dondolanti sotto le verande in legno. Una scrittura che non racconta e basta, dipinge le persone, dipinge il loro interno, il loro marasma interiore. Quello che fa Haruf è far vergognare una buona metà degli scrittori che si reputano dei grandi.

Haruf scava nella miseria umana, in quella crepa che si crea tra le persone e che con il tempo si riempie di polvere e detriti. Il suo stile di mette in pace con la parola scritta, hai la sensazione che le parole siano state create esattamente in quell’ordine. E ti viene da pensare che l’unica benedizione sia quella di essere riuscito ad afferrare questo libro nell’oceano di titoli che escono ogni anno sugli scaffali.

Voi che deciderete di leggere questo libro scoprirete la storia di Dad Lewis e dei suoi ultimi giorni su questo pianeta, della figlia e del figlio scomparso, della moglie stanca e addolorata, ma scoprirete anche i punti oscuri del passato di Dad. Farete la conoscenza del reverendo e della sua famiglia, costretti a migrare di città in città per una sorta di indicibile segreto. Tutti questi personaggi abitano a Holt nel Colorado e anche se alla fine del libro non vi sarà venuta voglia di andarci ad abitare credo che una capatina ce la fareste volentieri.

“Benedizione” è il primo volume di una trilogia denominata “Trilogia della pianura” e non potrete smettere di leggerlo fino a che non sarete arrivati alla fine. Sono molti i paragoni che si sono sprecati per definire Kent Haruf. Hanno scomodato Faulkner e McCarthy, per dire. Per quello che mi è stato dato di vedere direi che i paragoni non sono profani e che se Haruf non moriva era meglio per tutti.

Mi è davvero facile parlar bene di NNeditore. Ho visto quello che fanno e mi è piaciuto. Ho visto quello che pubblicano e come lo pubblicano e mi è piaciuto. Mi sembra una base solida da cui partire. Non so chi sono i nomi, le persone dietro a quell’enneenne, ma amen, me ne farò una ragione. Chissà che un minimo di mistero non incuriosisca ancora di più certi lettori.

Kent Haruf (1943-2014) è stato uno dei più apprezzati scrittori americani, ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il Whiting Foundation Award e una menzione speciale dalla PEN/Hemingway Foundation. Con il romanzo Il canto della pianura è stato finalista al National Book Award, al Los Angeles Times Book Prize, e al New Yorker Book Award. Con Crepuscolo, secondo romanzo della Trilogia della Pianura, ha vinto il Colorado Book Award. Benedizione è stato finalista al Folio Prize.
NN Editore pubblicherà tutti i libri della trilogia ambientata nella cittadina di Holt.

Ottima anche la traduzione a cura di Fabio Cremonesi. Presumo che uno dei compiti più importanti di un traduttore sia quello di mettersi al servizio dell’autore riproducendo la sua “voce” in maniera onesta. Cremonesi secondo me c’è riuscito alla grande. Vi assicuro che leggere “Benedizione” è un vero e proprio piacere.

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