[lead]Dopo il sondaggio di alcune settimane fa, continua la nostra indagine sul mondo del fansubbing. Oggi intervistiamo Federica, ex-fansubber e ora sottotitolatrice e adattatrice audiovisiva che ci racconta della sua esperienza in una community e di come è diventata una traduttrice professionista.[/lead]
Ciao Federica, grazie per la tua disponibilità. Per iniziare, raccontami un po’ della tua esperienza come fansubber: quanto è durata? Che cosa ti ha lasciato?
La mia esperienza ha avuto inizio nel giugno 2011. È iniziato tutto come un gioco, che nel tempo si è trasformato in una parte piuttosto importante della mia vita. Ho smesso di collaborare alle traduzioni l’anno scorso, più o meno in questo periodo, per diversi motivi. In quei quattro anni la mia vita è cambiata drasticamente e su più livelli. Nel 2012 ho intrapreso l’avventura Erasmus, nel 2013 mi sono trasferita a 500 km di distanza dal luogo dove sono nata e cresciuta, l’anno dopo mi sono laureata e nel 2015 ho preso la specializzazione in traduzione audiovisiva. È innegabile che la passione per il cinema e per le serie TV abbia giocato un ruolo importante sulle scelte che ho fatto in questi anni formativi, così come è innegabile che, se oggi sono una sottotitolatrice professionista, lo devo anche alla spinta motivazionale dell’attività di fansubber. Se dovessi dire che il fansubbing mi ha aiutato nella pratica della traduzione direi una bugia. Sono laureata in lingue e letterature moderne e la mia tesi di magistrale è consistita nella traduzione di una serie di racconti brevi. In sostanza, se sono una buona traduttrice lo devo soprattutto alla formazione che ho ricevuto, agli insegnanti che ho incontrato sulla strada e a un impegno personale. Il fansubbing, invece, è stato una palestra, nel senso stretto del termine: un esercizio grazie al quale sono riuscita ad allenare l’orecchio ai diversi accenti della lingua inglese e agli slang e gerghi tipici di alcune fasce sociali o anagrafiche. Alla fine, posso dire che ciò che mi ha lasciato è l’amore per un tipo di traduzione che nella maggior parte degli ambienti accademici non trova grande respiro, e una comprensione molto più profonda del linguaggio giovanile e gergale americano, quello su cui traduttori e adattatori cadono fin troppo facilmente.
Per riassumere, pensi questa esperienza ti sia servita per trovare i primi contatti nel mondo della traduzione professionale?
No. I primi contatti li ho ottenuti dopo il master, che mi ha aperto diverse porte in questo ramo della traduzione.
Spesso le community di fansubbing riescono a pubblicare i sottotitoli nel giro di una notte, soprattutto quando si tratta di serie TV molto seguite. Immagino che sia necessaria una grande coordinazione! Ti va di raccontarci come funziona il processo di assegnazione degli incarichi?
È in effetti una macchina ben oliata. Il processo in realtà è piuttosto semplice. Un traduttore esperto e con anzianità all’interno della community prende una serie di suo gradimento e ne diventa il “project manager” e revisore (sarà lui o lei a organizzare le traduzioni episodio per episodio, a pubblicare i sottotitoli, a revisionare i contenuti e più raramente a tradurre parti di episodi rimaste scoperte) e sottopone quindi una proposta di traduzione al bacino di traduttori della community. Questi, se interessati, chiederanno di poter entrare a fare parte della squadra che seguirà poi tutta la stagione. La presenza di un numero limitato di persone nella traduzione di una stagione della stessa serie offre una certa continuità e dovrebbe almeno in teoria ridurre alcuni errori (quelli dei termini legati strettamente alla serie). A questo punto, può partire la traduzione. Nella maggior parte dei casi si è armati di un file di sottotitoli in inglese: si divide il numero di battute presenti nel file per il numero di traduttori presenti per l’episodio in questione, si stabilisce una scadenza per la consegna e tutti si mettono al lavoro. Se non c’è un file di sottotitoli, si divide l’episodio sulla base della durata del video. Quando ognuno avrà consegnato, il traduttore esperto prenderà i vari “pezzetti” e li unirà, verificandone l’uniformità per quel che riguarda toni, forme di cortesia, nomi e così via. Una volta terminata la revisione, i sottotitoli verranno pubblicati sul sito e chiunque potrà scaricarli e guardare l’ultimo episodio della propria serie preferita. Per quel che riguarda le traduzioni fatte “in nottata”, queste vengono fatte più che altro per grossi eventi (finale di serie o di stagione, per esempio) e il processo è sempre lo stesso.
C’è una certa ritrosia da parte delle agenzie e di molti traduttori professionisti, che non vedono di buon occhio il fansubbing. Secondo te c’è un concreto “pericolo” che l’amateur indebolisca la figura del professionista o i due piani restano distinti?
Non vedo un pericolo, soprattutto ora con l’arrivo di servizi come Netflix. Finché il fansubbing resterà un hobby e non verrà pagato né utilizzato per scopi commerciali, credo che non ci sia pericolo per le figure professionali. Penso che in questo caso sia più pericoloso accettare una tariffa molto bassa. Credo che quello indebolisca veramente la figura del sottotitolatore professionista. Oltretutto, i parametri utilizzati nel fansubbing sono decisamente più permissivi di quelli in genere imposti nella sottotitolazione professionale. Per fare un esempio, dove il fansubbing vanta 45 caratteri per riga, il professionista potrebbe anche doversi accontentare di 37 caratteri (nei casi peggiori). Anche la velocità di lettura del sottotitolo è diversa. I fansubber scrivono dei sottotitoli molto pieni e molto veloci, mentre il sottotitolatore dovrà condensare i dialoghi (mantenendo ovviamente il senso e il significato dell’originale) per ottenere dei sottotitoli lenti e la cui lettura sia comoda anche per coloro che leggono più lentamente. Per questo credo e spero che i due piani resteranno sempre separati l’uno dall’altro. Per dirla in parole povere, anche io so fare delle torte buonissime, ma non per questo sono una pasticcera professionista!
Mi chiamo Federica e ho 27 anni. Buona parte di questi anni li ho passati in Umbria con la mia famiglia dove ho coltivato la mia passione per le lingue straniere. Ho frequentato il liceo linguistico e ho poi perfezionato gli studi all’Università di Perugia, che mi ha dato la possibilità di passare sei mesi (fra i migliori della mia vita) in Galles con il programma Erasmus. Al termine della magistrale, mi sono laureata in inglese con una tesi che consisteva nella traduzione di alcuni racconti di Neil Gaiman. All’interno di questi anni formativi, ho scoperto che mi intrigava l’idea di tradurre per la TV o per il cinema e sono approdata al mondo del fansubbing, dove sono rimasta per diversi anni, coltivando aspetti della lingua che nessuno mi aveva mai insegnato. Tutti questi fattori mi hanno portata in Piemonte, dove l’anno scorso ho conseguito il master in traduzione audiovisiva a Torino e ora lavoro come sottotitolatrice e adattatrice freelance.