Tigre di carta – Olivier Rolin

by Gianluigi Bodi

Quando mi capita per le mani un libro di questo genere sono felice. Sono felice perché da un lato mi posso concedere  una bella lettura, dall’altro colmo una lacuna. “Tigre di carta” di Olivier Rolin colma, diciamo in parte, le mie lacune sul ’68.
Di che si tratta, dunque? Di un libro di narrativa. Di un libro di storia. Di introspezione. Di racconto. Il fatto è che Rolin fa un lavoro che secondo me non è mai facile con queste materie. Riesce ad amalgamare diverse sostanze che solitamente teniamo separate, che hanno diverso peso specifico, come quando in un bicchiere d’acqua ci fai navigare dell’olio, e consegna al lettore qualcosa di importante.
Il narratore racconta a Marie, una ragazzina, figlia di un ex compagno di rivoluzione, cosa è stato il Maggio francese. Quello che ne esce è un racconto disincantato, un tuffo nel passato, senza sconti, senza cercare alibi che documenta i successi e le tante sconfitte e che ha il sapore della nostalgia. Quella nostalgia di chi si guarda alle spalle e capisce che non tutto quello che ha fatto, con l’energia e la passione di chi crede in un’ideale, ha dato i suoi frutti. “Tigre di carta” un libro che prende vita dalla passione, dalla necessità di seguire i propri ideali, dalla fiamma che arde e che ci impedisce di scendere a compromessi. E’ un libro speciale.
Riguardando a ciò che è stato il sessantotto ho sempre pensato, da profano, che aldilà delle rivendicazioni, gli effetti sul presente siano ormai quasi inesistenti. Leggere Rolin ha, a tratti, rinforzato questa mia idea.

Rolin procede a scatti, a strappi, con una scrittura molto sincopata, quasi isterica. Una scrittura vorticosa sche rende alla perfezione la forza violenta dettata dalla spirale dei ricordi.
Inoltre, Marie diventa un pretesto per chiarire agli altri e a sè stesso ciò che è stato e ciò che sarebbe dovuto essere e, purtroppo, ciò che è.

Clichy Edizioni su questo ambito narrativo/storico è agguerritissima. Nel suo catalogo troverete altre perle di questo genere. Hanno un grande fiuto a scovare e selezionare questi libri che ti spalancano una porta nel passato e che, in fin dei conti, aiutanto a scoprire qualcosa di nuovo anche in noi stessi.

Nato a Boulogne-Billancourt nel 1947, Olivier Rolin è stato uno dei protagonisti del Maggio Francese nel 1968. È stato giornalista per «Libération» e «Nouvel Observateur». Nel 1983 ha pubblicato il suo primo romanzo, Phénomène futur, ma il suo più grande successo rimane Tigre en papier, del 2002, mai pubblicato finora in Italia. Ha scritto racconti di viaggio (En Russie e Paysages originels). Nel 1993, con Port Soudan (pubblicato in Italia da Donzelli), si è aggiudicato il Prix Fémina. Tra le altre sue opere: L’invention du monde, Méroe (pubblicato in Italia da Passigli), Suite à l’Hotel Crystal e Rooms. Barbès Editore ha pubblicato i suoi Un cacciatore di leoni e Baku, ultimi giorni.

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