Ciò che Diego Enrique Osorno crea è un mix meraviglioso tra narrazione, autobiografia e cronaca. Ne “Un cowboy attraversa la frontiera in silenzio”, con il pretesto di raccontare le vicissitudini dello zio Gerónimo González Garza, un cowboy del Nuevo León nato sordo, Diego Enrique Osorno riesce a raccontarci anche qual è la percezione che gli “altri” hanno dei sordomuti. Attraverso continui rimande tra Messico e Stati Uniti, possibili grazie al racconto dei viaggi compiuti dallo zio in giovane età, Osorno racconta il diverso trattamento, le diverse strutture e il diverso sostegno ottenuto dai portatori di questo handicap.
Ora, tanto per analizzare questo aspetto, Osorno dipinge un quadro molto chiaro in cui lo zie Geronimo è portatore di una forza di volontà e di una determinazione granitica che gli permettono di raggiungere traguardi ragguardevoli. Gerónimo González Garza non viene mai considerato una persona di ordine minore, non viene sminuito dall’handicap che gli è toccato in sorte. Diego Enrique Osorno è orgoglioso di quanto raggiunto dalla tenacia dello zio e questo traspare chiaramente. C’è una sorta di ammirazione palpabile che si coglie tutte le volte che Osorno inizia a parlare di quanto ha fatto in vita il suo parente silenzio.
Il racconto delle gesta dello zio giace su un letto davvero ruvido. La situazione del Messico in preda alle lotte per il dominio del narcotraffico e lo sterminio continuo di innocenti cittadini. Osorno parla di fosse comuni, di stragi feroci che non hanno avuto lo spazio che avrebbero meritato sui media. Si interroga sul motivo per cui in alcune zone del Messico la violenza è più incardinata mentre in altre città è meno feroce. Le sue sono domande che hanno molteplici risposte, date dall’analisi delle forze dell’ordine e dal potere politico, ma tali risposte non sembrano essere sufficienti.
La scrittura di Danile Enrique Osorno è misurata, come ci si aspetterebbe da un lavoro di giornalismo ben fatto. La sua capacità di mescolare i generi e di seguire poi il filone del new journalism è invidiabile. C’è in “Un cowboy attraversa la frontiera in silenzio” una voce discreta, che indaga un pazienza e metodo.
Se siete appassionati di un certo tipo di giornalismo che, ahime, pare non esserci più, vi consiglio di leggere questo libro e di approfondire la conoscenza con gli altri della collana “Cronache di frontiera”.
[hr gap=””]
“La nuova frontiera” ha questa collana “Cronache di frontiera” che è una meraviglia. E’ piena di tesori imperdibili. Diego Enrique Osorno è solo uno di questi, certo, ve lo consiglia anche Roberto Saviano, ma non credo che a tutti la cosa interessi. Saviano o no, “Un cowboy attraversa la frontiera in silenzio” è un libro molto interessante che sono felice di aver letto.
La traduzione è opera di Francesca Bianchi e credo sia riuscita a mantenere quel tono a metà tra l’inchiesta e la narrazione autobiografica che il libro riesce a trasmettere. Ottimo.
Diego Enrique Osorno (Monterrey, 1980) è un giovane giornalista messicano e uno dei migliori talenti del nuevo periodismo latinoamericano. Autore di cinque libri, ha ricevuto nel 2011 il Premio Latinoamericano de Periodismo sobre las drogas e il Premio Internacional de Periodismo. È stato testimone diretto dei principali conflitti sociali messicani dell’ultima decade nonché inviato di guerra nei fronti più caldi. Nel 2012 è uscito El Alcalde che lo vede esordire alla regia di un documentario.
[hr gap=””]