Paratesto:
Vorrei che leggeste questa recensione de “L’ultima madre” ascoltando una delle due tracce audio che vi ho linkato. Nel caso siate più tendenti alle atmosfere moderne vi consiglio di scegliere i Gotan Project, mentre, se siete attaccati ai classici allora la scelta cade obbligata su Gardel.
Poi, guardate la copertina, osservatela bene, la lettura sarà struggente come un tango.
Testo:
La lentezza del tempo che non trascorre mai, che è ricorsivo, che ti intrappola in una ragnatela appiccicosa composta di gesti familiari, ripetuti all’inverosimile che diventano ossessione, perché in qualche modo ti riportano al passato, a quando stavi bene, avevi una famiglia, avevi qualcuno da aspettare mentre scostavi le tende per guardare fuori dalla finestra. Marìa è così, è vecchia ormai quando la conosciamo, ma Greco ci racconta la sua storia, di come a trovato marito, di come ha avuto due gemelli, di come li ha persi. Ci fa andare avanti e indietro nel tempo. E quando uno scrittore sa raccontare il tempo così bene è un piacere starlo ad ascoltare. Marìa e Luis, Marìa conquistata da una storia di terremoto e morte che viene dal passato. Luis, sfiancato dalla vita, troppo vecchio per essere un padre per i suoi gemelli.
E poi c’è Mercedes, figlia di un colonnello, che ha imparato che non c’è nulla che la volontà non possa far arrivare. E quindi pretende di essere incinta e il Natale del 1978 arrivano due gemelli. E c’è il colonnello Ignazio che vive la famiglia come vive l’esercito e tollera a malapena le bizze della figlia, così a malapena da farci pensare che se non fosse sua figlia sarebbe una dei desaparecidos.
Infine c’è la ricerca della verità, che non è mai un cammino facile.
Vi lascio solo questi pochi particolari della trama perché sono sufficienti a farvi capire che le vite di queste due donne agli opposti si intersecano, perché ogni evento è responsabile di un cambiamento e nessuno può conoscerne la portata e perché la trama la potete trovare raccontata altrove e a noi qui piace parlare di ciò che viene evocato da libro. Siccome per me un libro non è bello o brutto per la trama, ma è bello o brutto per come quella trama viene raccontata, non mi interessa dirvi che fine fanno i nostri protagonisti, ma dirvi qualcosa su come lo scrittore che ha il suo nome in copertina ha deciso di raccontarci questa storia.
Quella che racconta Greco è una storia di destini incrociati, di un terremoto in Italia che ha messo in moto una trama complessa, piena di dolore. E’ una storia di tempo, di desideri, di presenze ingombranti e di assenze che lo sono anche di più. E’ una storia che prende vita nelle strade polverose e assolate di una Buenos Aires in preda alla paura, stretta nella morsa di un regime militare che si è accanito contro i suoi stessi figli.
Ho iniziato la lettura con una quieta curiosità. Volevo capire dove mi avrebbe portato la storia raccontata ne “L’ultima madre”, perché io, appassionato di letteratura sudamericana, lo sapevo perfettamente che avrei cercato di paragonare questa lettura a quelle passate, a quelle di gente che la letteratura lationoamericana l’hanno creata e me l’hanno fatta amare. Ed è davvero con piacere che posso dire che “L’ultima madre” occupa un degno posto accanto alle opere di scrittori che noi tutti conosciamo ed è meraviglioso che uno scrittore italiano riesca a rievocare quelle atmosfere così particolari.
Greco possiede la scrittura. Non c’è alcun dubbio. E’ capace di utilizzare la parola, creare un linguaggio, il linguaggio della polvere, degli intonaci staccati dai muri, dei randagi raccolti attorno ad un bidone della spazzatura, dell’afa e della calura pomeridiana. Quando scrive di calce bianca attaccata ai corpi, tu non leggi di calce bianca attaccata ai corpi, tu la vedi quella calce avvinghiata a quei corpi. Te la senti addosso, la vorresti spazzare via. Mette in pace con la letteratura poter leggere l’opera di qualcuno che non nasconde il proprio amore per l’uso della parola e che sa raccontare una storia tragica ammantandola di fiaba e tutto questo mantenendo un equilibrio formale che molti scrittori contemporanei si possono solo immaginare.
Coordinate:
“L’ultima madre” nasce da uno spettacolo teatrale che raccontava il destino dei desaparecidos nell’Argentina degli anni 70, da queste fondamenta è poi nato il libro che mi auguro vivamente avrete voglia di leggere.
Giovanni Greco non è un autore esordiente, “Malacrianza”, il suo primo romanzo (recuperatelo se non lo avete letto, è pubblicato sempre dagli stessi tipi) ha vinto il “Premio Calvino”. Greco è inoltre traduttore, autore teatrale, curatore di antologie, insomma, un intellettuale a tutto tondo con cui molti di noi vorrebbero fare due chiacchiere davanti ad una buona bottiglia di vino.
Nutrimenti Edizioni invece è una casa editrice di Roma di cui già avevo avuto modo di parlare in un altro momento. Nutrimenti nasce nel 2001 e credetemi, 13 anni sono un’eternità per chi fa questo lavoro. Arrivare a pubblicare libri di questa qualità è un segnale di esperienza e gusto nonché di competenza.
“L’ultima madre” è stato pubblicato in collaborazione con Feltrinelli, per cui non stupitevi quando leggerete anche il loro nome all’interno del libro.
Alcuni di noi hanno le cotte per le cantanti o per le attrici, io le mie cotte ce le ho per le case editrici.