Le similitudini si sprecano. Che cos’è una squadra? Ogni protagonista ha il proprio paragone preferito. Quello che è certo è che una realtà viva e pulsante, una entità che non è la semplice somma di individualità, ma un essere animato che fa sentire forte il proprio battito e respiro. In una squadra il noi prevale sull’io, in un gruppo ogni persona porta sé stesso e riceve altro in cambio, in una comunità le storie individuali si intrecciano. Come fili che formano un gomitolo, l’esperienza di un singolo può essere rintracciata.
Anche negli San Antonio Spurs funziona così. Noi italiani giustamente prendiamo la storia di Marco Belinelli, primo italiano a vincere l’anello Nba, primo italiano a vincere una gara individuale agli All Star Game. Beli si è fatto la gavetta sputando sangue e lacrime amare bagnavano il suo volto: in pochissimi credevano in lui, tre anni orribili tra la California e il Canada dove in tanti gli consigliavano di ritornare in Italia, ma lui non ha mollato. Il trasferimento felice a New Orleans, poi l’anno a Chicago, infine la chiamata cercata, desiderata, bramata da San Antonio. Lì sapeva di trovare un collettivo fantastico, una squadra in cui poteva riabbracciare Ginobili, ma soprattutto un ambiente sano che educa gli atleti Nba a mettere a servizio le proprie qualità per qualcosa di più grande e importante.
In Texas trova soprattutto Gregg Popovich, uno che ha l’aria di essere un rude, il classico sergente di ferro che fissa regole severe e ferree che nessuno può infrangere – a meno che sia un pazzo – perché la disciplina è fondamentale e viene prima di tutto. Certo, coach Pop non ammicca alla telecamera, non veste Armani o Dolce Gabbana, non lancia stili e mode: allena, gestisce il gruppo, cura ogni singola persona, vive la propria squadra come una seconda famiglia. Ed è un uomo estremamente intelligente. Cinque gli anelli Nba conquistati, l’ultimo con una squadra che da anni viene giudicata vecchia, superata, bollita. In pochissimi potevano pensare che si sarebbero rialzati dopo la bruciante sconfitta dell’anno scorso – sempre con gli Heat, il titolo buttato via quando i festeggiamenti erano già iniziati -, ma quella squadra ha le palle. L’intelligenza, e la bravura straordinaria, di Popovich sta tutta nell’aver evoluto la propria idea di gioco: da un tecnico che poneva l’accento sulla difesa e “detestava” il tiro da 3 si è trasformato in uno che fa giocare divinamente i propri uomini (e sono squadra sul parquet continuando a passarsi il pallone) a ritmi elevati. Gli altri dicono che siamo vecchi e dobbiamo gestire i ritmi? Bene, noi alziamo i ritmi, difendiamo forte, muoviamoci e muoviamo la palla.
Ecco, gli Spurs sono un modello da studiare e da imitare per quanto possibile. Sono una squadra composta da grandi uomini e gestita come una famiglia. Una realtà di cui fa parte, con pieno merito, Marco Belinelli, il primo italiano a vincere il titolo Nba.