Io e Simone Cerri, autore di questo libro, abbiamo molte cose in comune. Mi sa che guardiamo i film più o meno allo stesso modo, ma mentre io ad un certo punto, messo al tappeto dall’ennesimo cliché, getto la spugna e cambio canale (o stacco lo streaming, o tolgo il Bluray o spengo Netflix o qualsiasi altra cosa si usi fare ora, lui mi sembra più quello che comincia ad aggrottare lo sguardo in cerca di un filo logico e di una risposta.
Ecco perché io continuo a mangiare popcorn mentre lui ha scritto un libro.
“Non sparate sul regista” è una raccolta dei migliori/peggiori luoghi comuni del cinema. Le classiche scorciatoie di una scenografia vista e rivista. Lui lo definisce “Bestiario del cinema Americano” e secondo me la sua è la definizione perfetta.
Quindi, incontrerete il poliziotto che si fa ammazzare il giorno prima di andare in pensione (sono troppo vecchio per questo…), il mitico profilatore di serial Killer, il barista filosofo (Dio solo sa quanto ho bevuto nelle speranza di incontrarne uno) e altre caricature perfette che conoscete tutti molto bene.
Però, un fatto è guardare un film, accorgersi che il capo Yakuza è sempre lo stesso, che il cattivo prima di uccidere il buono gli fa un pistolotto e poi prende un paio di pallottole in fronte, un conto è saperne parlare con ironia, prendendo in giro la materia, e in fondo, prendendo in giro anche se stessi per le ore spese davanti allo schermo della TV.
Cerri fa questo, fa ridere su una cosa che immagino tutti quelli con alle spalle almeno una decina di ore di TV abbiano pensato. Alla fine, certe strutture si ripetono, per pigrizia, per mancanza d’idee, perché tanto basta mettere Tom Hanks e il film funziona.
Ed infatti, nella seconda parte del libro, le persone, i personaggi, fanno spazio ai luoghi. Quelle situazioni tipiche di centinaia di film, che avete visto talmente tante volte da non riuscire più nemmeno a capire in che film erano state inserite.
In quanti film vi è successo di vedere il nuovo arrivato nel carcere venir preso a botte d’insulti (e poi a botte vere)?
Quanti vicoli bui?
Quante palestre sudate?
La terza parte è quella delle situazioni, quei luoghi comuni talmente abusati da farvi venir voglia di saltarli di sana pianta. Quel terribile countdown sempre uguale con alla fine l’eroe che taglia il filo giusto. L’auto che, oh te lo giuro, fino a ieri funzionava da dio e adesso mi sa che si è ingolfata, proprio mentre stavano scappando dal killer o lo stavano seguendo.
E’ così, il cinema è bello ed è ripetitivo, riderci sopra ci fa bene. Quella di Cerri è stata una lettura piacevole con un effetto collaterale. Adesso, ogni volta che guarderò un film e scoverà uno dei classici cliché mi toccherà riprendere in mano il libro e controllare che diceva “Non sparate sul regista”.
Simone Cerri è nato a Milano nel 1973. Dai suoi precedenti libri, “Italian Tabloid”, “La farfalla di Lana Turner” e “Un condominio di gente dabbene” non sono stati tratti dei film. Personaggio tragicamente anacronistico, nel tempo libero tira di scherma, compone minuetti, fa di conto e compone strambotti per la sua bella.
Una pacca sulla spalla a quelli di Las Vegas edizioni, ormai sono diventati quasi amici per cui non ne posso parlare troppo bene perché senno poi si dice in giro che mi pagano e loro non pagano (non pagate, vero?)