Non amo particolaremente i libri un po’ troppo sperimentali, preferisco farmi trascinare dalle parole, quando si concatenano tra loro dando vita a frasi e periodi che sanno emozionarmi. Per quanto invidi la capacità di alcuni scrittori di smontare il romanzo e di rimontarlo a loro piacimento, a volte con risultati ottimi altre con risultati pessimi; se devo pensare alla mia lista dei 10 romanzi che più adorato mi viene da dire che tutte e 10 le posizioni sono occupate da romanzi abbastanza canonici, che sanno raccontare una storia con onestà.
Quindi immaginatevi la mia sorpresa quando arrivato alla fine di “Lanny” di Max Porter io mi sono dovuto asciugare una lacrima. Uscivo da una sessione di lettura non stop di un’ora e mezza in cui non mi ero nemmeno accorto che il tempo stava passando e che nel frattempo si era fatta sera. “Lanny” di Max Porter ha tutto per non essere un libro adatto a me.
Ha ampi stralci di prosa poetica piena di alliterazioni e molto cantilenante, ha pezzi di dialoghi ascoltati che sulla pagina sono stati stampati in orizzontale, in ombliquo, ondeggianti, sdoppiati come se fossero sfocati. Ha una parte in cui il romanzo procede come se fosse la testimonianza di un paese intero, ogni paragrafo è l’espressione del pensiero di un essere umano diverso.
Eppure. “Lenny” di Max Porter è uno dei romanzi migliori che io abbia letto quest’anno e non c’è nulla che possa cambiare questo fatto.
Le parti a cui accenavo prima, quelle di prosa poetica, appartengono a Fanghiglio Frondoso, una sorta di presenza che sembra percepire tutta la materia visibile e invisibile in ogni attimo della sua esistenza. La sua esistenza è collegata a quella del paese poco fuori Londra in cui vive Lanny con la madre, il padre invece fa la spola da Londra perché lavora nella city. L’altro personaggio importante è il vecchio Pete, un artista piuttosto affermato che prende sotto la sua ala il piccolo Lanny.
Ma chi è Lanny? Lanny è un ragazzino particolare, qualcuno lo definisce pazzoiede, anormale, mentre a me piace pensare che Lanny sia troppo puro per questo mondo; riesce a vedere e percepire cose che gli altri non riescono a prendere in considerazione e credo che sia questa la caratteristica che lo avvicina a Fanghiglio Frondoso.
Il libro procede a segmenti. Da una parte seguiamo Fanghiglio Fangoso nella sua esplorazione del paese, un’esplorazione che, poi si vedrà, sembra molto simile a quella di uno scrittore che si interroga sul finale della storia a cui sta lavorando o a un lettore che all’improvviso capisce a cosa sta portando la trama congeniata per lui.
L’altro segmento esplora la vita di Lanny, delle sue manie e dei suoi talenti e, contemporaneamete ci mostra un ritratto spietato e accurato dei genitori e di Pete. Poi le cose cambiano, succede qualcosa di troppo spaventoso da raccontare e la parte che porta verso la fine del libro è fatta dei frammenti dei pensieri degli abitanti del paese che stanno seguendo morbosamente gli eventi che riguardano la famiglia di Lanny. Il finale è perfetto.
Max Porter, pur scegliendo una costruzione atipica, dei personaggi ai margini (a volte molto oltre i margini) riesce a confezionare un romanzo di rara forza emotiva, un romanzo che si basa sulla disperazione e sulla speranza e che riesce anche a mostrare la meschinità della natura umana. Non potevo fare una lettura migliore in questo momento.
Devo assolutamente segnalare il lavoro pazzesco del traduttore Marco Rossari perché se questo libro funziona in italiano a me vien da dire che è anche molto merito suo.
Max Porter (High Wycombe 1981) è stato libraio e editor delle edizioni della rivista Granta. Il suo libro d’esordio, Il dolore è una cosa con le piume, ha vinto il Dylan Thomas Prize. Lanny, candidato al Booker Prize e tradotto in oltre venti paesi, è stato il maggior romanzo letterario inglese del 2019. Con Sellerio ha pubblicato Lanny.