Non piangere, dice lei, come se fosse facile…
Leggi “Non piangere” di Lydie Salvayre e pensi che a volte sei fortunato. Ti capitano per le mani dei libri importanti. Di scrittrici che sanno cosa vogliono dire e lo dicono nella miglior maniera possibile. La tristezza, in questi casi, è finire il libro. Perché non te ne rimane altro, perché comunque quello che racconta il libro importante ti segna.
Nel mio caso “Non Piangere” mi riporta indietro nel tempo. Al mio primo esame universitario. La sessione di Febbraio del mio primo anno. Forse il 96, ma gli anni sono talmente tanto mescolati che sembrano perdere la loro identità. Un professore che ora non c’è più e un esame “Storia dei movimenti dei partiti politici” che aveva una lista di libri facoltativi tra i quali scegliere. Io scelsi la nascita delle comuni in Francia e in Spagna. Un libro verde e anonimo, evidentemente tratto da qualche tesi di dottorato. Scritto male, ma dal contenuto potente.
Dopo milioni di anni ho ritrovato lo stesso contenuto potente in un libro scritto meravigliosamente.
Trame?
Una figlia racconta, attraverso le parole della madre Montse, il periodo d’oro della nascita delle comuni in Spagna. Una sorta di barricata utopica all’avanzamento del Franchismo, al becero innalzarsi del nazismo in tutta Europa. La madre non ricorda più il suo passato, tranne quel magnifico 1936, pieno di scoperte. Il fratello José, aderente alla causa, sogna un futuro migliore, sogna una Spagna costruita sui principi dell’uguaglianza, del rispetto reciproco e dell’amore. Dall’altra parte della Spagna, lo scrittore Bernanos, cattolico convinto, si rende conto che la chiesa che ha sempre supportato in realtà ora spalleggia il regime. Girano icone religiose con santi circondati da cannoni, girano effigi di Cristo e lacrime di sangue. Come si può affrontare questo orrore quando la sconfitta è dietro l’angolo?
Sul libro.
Sylvie Salvayre ha costruito un architettura meraviglioso in cui il presente e il passato si fondono in un flusso di coscienza ininterrotto. In cui la lingua della narratrice si colora di sfumature, la madre è spagnola ed è fuggita in Francia, la sua lingua è un francese dall’accento spagnolo, ma soprattutto è un francese con inserti linguistici spagnoli che rende la storia viva. Il gioco di equilibri tra passato e presente è mantenuto saldamente nelle redini della scrittrice, non si percepisce mai una rottura, una forzatura. La Salvayre ci racconta un avvenimento del passato, un atto coraggioso che avrebbe potuto cambiare il nostro presente, ma ci racconta anche l’impossibilità di cambiamento per il genere umano. Le pulsioni libertarie sono sempre le stesse, i sogni sono i medesimi di cento anni fa, eppure la strada è sempre tortuosa e subdola.
Note sull’autrice.
Lydie Salvayre è nata in Francia nel 1948, figlia di rifugiati spagnoli sfuggiti al franchismo, ha esordito nella scrittura
negli anni Settanta. Tra i suoi romanzi ricordiamo La dichiarazione (premio Hermès, 1990) e La compagnia degli spettri (premio Novembre, 1997), che le è valso la notorietà internazionale.
I suoi libri sono tradotti in venti lingue. Non piangere, oltre al premio Goncourt, ha ottenuto nel 2014 il premio Le Livre sur la Place.
Bonus.
Qui una recensione di Claudio Marinaccio a Contro, sempre di Lydie Salvayre.