La preghiera coinvolge tutto il corpo, rispondendo ad una precettistica dei sensi pari per importanza a quella prevista per il sonno o per il pasto.
Ritti, con le braccia stese verso il cielo e le palme delle mani aperte ed unite insieme, piegati sulle ginocchia si prega per chiedere, si prega perché sia restituito ciò che, a propria volta, è stato dato.
Si prega nelle chiese, nelle moschee, nelle sinagoghe ma più che in qualunque altro luogo, si prega in sé stessi, si chiudono gli occhi per vedersi materia nello spazio, spazio nella materia.
Kenro Izu ha toccato con mano la preghiera/ricerca e l’ha offerta a chiunque, dietro quel velo, riesca ad immaginare il proprio volto.