Ritmo, già, ritmo. C’ho messo un po’ a prendere confidenza con “Il ritmo del silenzio” proprio per una questione di ritmo. Un romanzo ambientato in epoche diverse per attraversare la vita di un personaggio, un romanzo ambientato in luoghi diversi per far comprendere come la vita delle persone arrivi ad influenzarsi anche con piccole cose, un romanzo così ha un suo ritmo e tu ci devi saltare dentro. Dopo averlo fatto, dopo aver raccolto da terra la chiave ho potuto entrare nel mondo creato da Otello Marcacci e mi ci sono trovato piuttosto bene.
Marco Rossi, bel nome anonimo vero? Ecco di chi parliamo, parliamo di un ragazzo che nella vita ha fatto delle scelte, che ad un certo punto, a cinquant’anni suonati si guarda indietro e vede rovine. Un matrimonio fallito e contratto solo per interesse personale (sì perché la moglie non è un granché e lui non è che la ami, le è affezionato, ma poi sai come funziona tra giovani, lei rimane incinta e per puro caso la famiglia di lei è una famiglia molto ben vista a Roma). Marco trova un impiego in un giornale, è il suo sogno quello di fare il giornalista, ma la sua carriera è tutta una linea piatta, è evidente che lo tengono solo perché ha sposato la figlia dell’uomo di potere.
Grazie ai salti nel passato riusciamo a capire da dove arriva Marco, comprendiamo lo stretto rapporto di amicizia con Totò componente di una famiglia di camorristi e Henry in fuga dalla famiglia che lo vorrebbe sotto le armi. Tutto ciò ammantato dai migliori anni, quelli universitari. E poi c’è un uomo a Huntsville, in Texas. Un uomo che sta per essere giustiziato e chiede all’avvocatessa di rintracciare Marco Rossi. Perché non c’è nessun altro che lui voglia ad assistere alla sua morte. Marco però è convinto di non conoscere il condannato. Chi avrà ragione?
Incastro di età e luoghi “Il ritmo del silenzio” è una di quelle letture che vi terrà compagnia anche dopo averla terminata. Gli argomenti che tratta sono argomenti familiari a ciascuno di noi, per cui, quando avrete girato l’ultima pagina, sarete voi a riflettere sul vostro passato e i vostri fantasmi nell’armadio.
Ennesimo ottimo libro pubblicato da Edizioni della Sera che si dimostra sempre interessata a scandagliare i manoscritti che vengono spediti in redazione per scovare un autore a cui dar fiducia e visibilità.
Otello Marcacci è un maremmano nato sotto il segno dei pesci. Crede nella immortalità delle biblioteche e, segretamente, ha sempre ambito provare a viaggiare nelle vite degli altri. Non sopporta gli intolleranti e, nonostante si sia laureato in economia con il massimo dei voti, a volte, riesce persino a ricordarsi i nomi di tutti i sette nani. Ha un debole per la letteratura russa ma va a letto tutte le sere con i libri di Joe Lansdale per cui ha un amore viscerale. Ovviamente non ricambiato. E quindi lo tradisce di tanto in tanto con Kurt Vonnegut e qualche altro genio simile, così, tanto per gradire. Ha pubblicato “Gobbi come i Pirenei” con NEO Edizioni nel 2011. “Il ritmo del silenzio” è il suo secondo romanzo.