Ho conosciuto Christophe Blain grazie a un altro volume pubblicato un paio di anni fa da Oblomov Edizioni che si intitolava “La rivolta di Hopfrog e altre storie“. Un graphic novel che mi era piaciuto molto e che, allo stesso modo, mi aveva inquietato. Ora ritorno a calcare le tavole di Blain con un volume intitolato “Il riduttore di velocità” e direi che l’innamoramento continua.
“Il riduttore di velocità” è una storia claustrofobica, a tratti infernale, in cui si racconta una parte della vita di Georges Guibert, un oceanografo che ha deciso di arruolarsi in marina e che a Brest viene imbarcato sulla corazzata “La bellicosa”. Questo mastodontico ammasso di metallo urlante che, dicono, non si è mosso per mesi dal porto di Brest e che all’improvviso, proprio quando Georges inizia a barcollare sui suoi ponti, salpa verso al largo alla caccia di un sottomarino, un nemico insidioso e invisibile la cui esistenza viene mediata dalle parole degli ufficiali e del comandante, detto “Il pascià”.
La storia segue, da una parte, questo possibile scontro tra flotte nemiche, dall’altra invece sembra documentare la discesa verso gli inferi di un trio di personaggi, tra cui, Georges. I tre, con la scusa di avvicinarsi il più possibile al fondo della nave, lì dove si balla meno e lì dunque dove Georges può trovare sollievo alla sua causa, mettono a repentaglio non sono la propria vita, ma anche quella dell’equipaggio.
In realtà, ciò che spiazza di questo graphic novel è che le conseguenze tanto attese alla fine si dissolvono in una nuvola di fumo, quasi come se la vita in Marina si sviluppi con la stessa labirintica inefficienza della struttura che costituisce lo scheletro de “La bellicosa“. Georges attende una punizione esattamente come “La bellicosa” attende lo scontro con il sottomarino e, in entrambi i casi è una piccola fragilità strutturale a segnare i destini dei due personaggi, la nave e Georges.
Veniamo al disegno, in fin dei conti si tratta di un fumetto, giusto? Le tavole hanno un tratto ruvido, spesso le prospettive vengono distorte, le dimensioni alterate e tutto ciò dona alle pagine un’aura onirica, ma allo stesso tempo riescono a rendere meravigliosamente bene la difficoltà che gli uomini dell’equipaggio devono affrontare per vivere all’interno di un mastodonte come “La bellicosa”. I colori appaiono e scompaio dalla pagina. Il rosso accesso sottolinea l’ingresso verso i ponti bassi, una sorta di girone infernale pronto a ingoiare tutti. Il verde dipinge la nausea dei marinai, anche quella esistenziale; e poi ci sono quei toni tenui che accompagnano l’inizio e la fine dei quest’opera che fanno quasi pensare che nulla è cambiato, per Georges, dopo aver attraversato “La bellicosa”.
Nel suo complesso “Il riduttore di velocità” è una storia che mi ha procurato un senso di oppressione e penso che non ci possa essere risultato migliore. A un certo punto maturi l’idea che non ci sia scampo, eppure, nonostante tutto, una luce, lì in fondo, c’è.
Traduzione dei testi di Stefano Sacchitella.
Christophe Blain, maestro del fumetto francese, è autore di opere memorabili e pluripremiate come Il riduttore di velocità, la saga di Isaac il pirata, Gus, I segreti del Quai d’Orsay (insieme ad Abel Lanzac). Ha spesso collaborato con altri maestri del fumetto d’oltralpe come David B. (La rivolta di Hopfrog e altre storie) e Joann Sfar, con il quale ha di recente firmato Amarezza Apache, la nuova avventura del mitico Blueberry, serializzata su “Linus”.